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Riforma del bilancio d’esercizio: come rendere più incomprensibili i bilanci delle PMI in nome della “semplificazione”

Proprio oggi, 24 gennaio, discutiamo in un corso di analisti le novità introdotte dalla riforma del bilancio fatta propria con il D.Lgs 139/15. Con il recepimento della Direttiva 34/2013/UE, la disciplina nazionale in materia di bilancio si allinea a quella europea.

Tra i principali obiettivi annunciati dell’intervento normativo vi sono la riduzione e semplificazione degli adempimenti amministrativi (in particolare per le piccole imprese) e la maggior chiarezza e comparabilità dei bilanci, con specifico riferimento alle categorie di imprese con una più intensa attività transfrontaliera e un maggior numero di stakeholder.

L’intento della Direttiva europea viene sintetizzato in “semplificazione per le imprese di minori dimensioni e obblighi aggiuntivi per quelle di maggiori dimensioni”. In effetti solo per queste ultime è previsto l’obbligo di redazione del Rendiconto Finanziario.
Il Legislatore ha contemplato tre modelli di bilancio, con informativa e adempimenti diversi in base alle dimensioni: bilancio ordinario, bilancio abbreviato, bilancio per micro-imprese.

Le principali novità, accanto al già citato rendiconto finanziario, consistono nell’esclusione dai costi capitalizzabili dei costi di ricerca e di pubblicità, nell’introduzione di specifiche voci per la rappresentazione in bilancio degli strumenti finanziari derivati e di voci rappresentative dei rapporti tra imprese consociate, nell’abrogazione dei conti d’ordine e nella modifica della rappresentazione delle azioni proprie, ora portate a diretta deduzione del patrimonio netto in una specifica riserva.

Tuttavia, la novità più controversa (che lascia dubbi circa i suoi effettivi vantaggi), è l’eliminazione dell’area straordinaria dal Conto Economico. La mancata distinzione tra componenti ordinarie e straordinarie limita fortemente la capacità informativa e la chiarezza del documento, impedendo così all’analista di comprendere come si formi il reddito e come lo stesso venga assorbito, se tramite l’attività caratteristica piuttosto che eventi straordinari e difficilmente ripetibili.

In sostanza, proprio le imprese che mostrano le maggiori lacune di natura informativa, le PMI, sono di fatto autorizzate a presentare bilanci sempre meno esplicativi della loro reale performance economico-finanziaria.