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30.000 ragioni per non vendere la patria.

Questo scrivevano in Plaza de Mayo gli studenti che protestavano contro le privatizzazioni annunciate dal Governo del Presidente Milei. 30.000 è anche il numero dei desaparecidos, uomini e donne rapiti e uccisi, gettati nell’Atlantico dagli aerei militari, dei bambini sottratti alle loro famiglie e il cui destino non si saprà mai.

Finché non lo vedi il terzo mondo è una parola, un’indicazione geopolitica: in Italia non ho mai visto le favelas (o come si chiamano in spagnolo), che dall’aeroporto internazionale di Buenos Aires ti accompagnano al centro città. Ma sono favelas, dove vive gente povera, poverissima davvero: forse cominci a capire di più Francesco se vieni qua.

Tutti gli anni, in questa data (24 marzo se non erro), si ricorda l’inizio e la fine di una dittatura, e se non ci sono più le madri di Plaza de Mayo, ci sono le nonne a tenere viva la memoria.

Perché vi ripropongo un post sul mio viaggio? Le mie foto sono altrove e non ho bisogno di farle vedere a tutti i costi, anche se qualcuno mi ha chiesto di fare delle presentazioni e forse le farò; ma la domanda che mi è rimasta dentro è il perché una nazione così ricca abbia fatto fallimento due volte, non pagando i propri debiti non solo ai soliti cattivi gringos, bensì a mezzo mondo.

In Patagonia una mezza risposta ce l’ho avuta, anche se la prima cosa che ho visto all’aeroporto di Ushuaia è stata lo sportello automatico del Banca de Patagonia (Vita e destino, avrebbe detto, absit iniuria verbis, il grande scrittore russo Vassilji Grossmann).

Perché tu puoi avere tutte le risorse di questo mondo, ma se non sai metterle a disposizione del popolo, non sai usarle per il bene comune, le risorse diventano appannaggio di pochi o vengono gettate al vento. Lo Stato Federale (vero Salvini?) da questo punto di vista non sempre aiuta, con i vari governatori che viaggiano per conto loro, ognuno corrotto a modo suo etc…

La Patagonia è una risposta: perché è un immenso parco nazionale, perché una delle cose che più frequentemente ti senti dire da tutti, proprio tutti, è che l’aria è incontaminata, perché tutti ci tengono a che sia così, perché quando ti portano a vedere le cose te le spiegano come se fosse cosa loro. E la Patagonia è una risposta anche per un altro motivo: perché hai l’impressione che chi ci vive sappia che quel che ha intorno gli è dato, ma non gli appartiene fino in fondo, dovrà riconsegnarlo. Ai figli, a quelli che verranno. È una lezione di management prima ancora che di gestione del territorio: si può godere di qualcosa senza possederla.

Buona settimana.

 

 

Niente musica questa settimana, un consiglio letterario. Leggersi Chatwin.