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Intraprendere un’analisi della redditività aziendale: rischi e opportunità

La redditività aziendale di un’azienda commerciale, come quella di qualsiasi altra impresa a l’eccezione delle no-profit, si compendia nella valutazione del risultato operativo e nel suo confronto in termini di incidenza sul fatturato (return on sales o ROS) e nel tempo.

Tale confronto deve anzitutto servire ad analizzare la redditività verificando che l’azienda conservi, anche in prospettiva, le condizioni di equilibrio economico garantite da un livello di copertura adeguato degli oneri finanziari.

Questo valore è assicurato ogni qualvolta gli oneri finanziari non assorbano più del 50% del risultato della gestione tipica, mentre è messo in discussione in tutte le circostanze nelle quali gli stessi incidano per il 75% o più sul medesimo margine, soprattutto per periodi consecutivi e ripetuti.

La grandezza chiave nell’analisi della redditività è il risultato operativo o Ebit, soprattutto all’interno del conto economico riclassificato a costo del venduto, mentre viene lasciata fuori dal calcolo la gestione finanziaria, straordinaria e accessoria.

L’esigenza di un’analisi attenta e minuziosa

L’analisi della redditività è utile in primis all’impresa commerciale e ai suoi stakeholder, soprattutto finanziari, in quanto analizza l’equilibrio economico (o capacità di reddito) e di conseguenza la capacità fondamentale per l’azienda di proseguire nel tempo in maniera profittevole ed economica.

Tuttavia tale verifica può non essere sufficiente per valutare correttamente l’andamento aziendale, poiché l’impresa deve essere misurata anche in termini di rischi e di opportunità per l’investitore, il primo dei quali è certamente lo stesso imprenditore.

Nelle Pmi tale valutazione è compiuta talvolta in maniera frettolosa o superficiale, trascurando i rischi, la remunerazione adeguata per il capitale investito e il rischio da fronteggiare quotidianamente.

Al riguardo le risposte sono spesso inadeguate o non colgono nel segno, come accade quasi sempre per le Pmi (le quali non possiedono né un cruscotto gestionale, né parametri di riferimento per valutare la qualità del business). E purtroppo accade di accontentarsi di queste risposte parziali (esempio “quel che mi dà l’azienda mi basta”) o del tutto scentrate e irrazionali (“non saprei che altro fare” oppure “questa è l’azienda dei miei genitori” ecc…).

L’analisi della redditività, al contrario, non può essere approssimativa o superficiale e, soprattutto, deve essere basata su elementi oggettivi di indagine: parte infatti dalla piena conoscenza dei conti aziendali.

Al riguardo la presunta agevolazione della contabilità semplificata si traduce in un discutibile vantaggio economico più che bilanciato. In senso negativo vi è l’assenza di consapevolezza piena e approfondita dell’effettivo andamento dei conti aziendali.

Gli indici di bilancio nell’analisi della redditività

Uno degli indici più conosciuti (il ROI o return on investment) mette a paragone il risultato operativo con il capitale investito all’interno dell’impresa, sia a titolo di debito sia a titolo di equity o mezzi propri. Ma se il livello del ROI deve essere positivo, tuttavia è meno chiaro rispetto a quali grandezze tale indicatore vada paragonato, a parte la nota e generica espressione di “costo del capitale”.

Cosa si deve prendere in esame quando si analizza la redditività di un’impresa commerciale e non solo?

Considerando che la nozione di rischio è bene impressa nella mente dell’imprenditore commerciale, diventa meno chiaro cosa esso significhi e quali debbano essere le valutazioni che derivano. Il rischio infatti non deve essere confuso con l’incertezza che è uno stato di natura ineliminabile dal quale discende il rischio stesso, ovvero la variabilità del risultato operativo nel tempo, la sua consistenza in valore assoluto e in relazione al fatturato.

In altre parole il rischio deriva dal fatto che le scelte imprenditoriali a seguito dell’incertezza possono rivelarsi sbagliate e con risultati economici non all’altezza delle aspettative.

Come misurarlo per consentire all’analisi della redditività di esprimere fino in fondo tutto il suo significato?

Occorre anzitutto considerare che qualsiasi attività imprenditoriale deve essere in grado di remunerare il rischio stesso attraverso il rendimento del capitale investito nell’azienda a qualunque titolo.

Un rischio calcolato?

Se il rischio (tralasciando le definizioni e le misurazioni che ne vengono date nell’ambito delle analisi effettuate per la Borsa o per il mercato della proprietà delle imprese) è sempre rappresentato dalla volatilità del risultato operativo nel tempo, ovvero dalla possibilità che il livello del risultato operativo stesso non sia costante e/o sia inferiore alle attese, diventa più complesso comprendere quale deve essere il rendimento adeguato alle attese stesse.

A tal proposito non si può evitare di sottolineare che anche il capitale di rischio, quello immesso nella gestione dall’imprenditore, non può essere considerato a costo zero ma, al contrario, deve essere adeguatamente remunerato in funzione di un premio che aggiunge sempre un extra-rendimento a quello di un’attività priva di rischio.

Nel misurare il costo-opportunità di investire capitale nella propria impresa l’imprenditore deve sempre considerare che a sua disposizione vi sono numerose opportunità di investimento a lui note o conoscibili.

Tali opportunità sono risk-free, ovvero non comportano rischio o quasi (si pensi per esempio ai titoli di Stato a 5 anni, per la cui riscossione non servirebbe fare assolutamente nulla).

L’analisi della redditività, effettuata in maniera organica e adeguata, è in grado di offrire all’imprenditore un quadro di riferimento approfondito e sicuramente rispondente alle sue necessità, utile a comprendere se valga la pena oppure no continuare nell’attività imprenditoriale e a quali condizioni.