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Banche e imprese (se il libro fidi potesse parlare…)

Un articolo interessante e ben documentato di Valerio Castronovo, su IlSole24Ore del 9 dicembre, ci riporta a un periodo storico assai lontano ma che il lettore attento troverà, al contrario, stranamente somigliante – almeno per certi versi – a quello che stiamo attraversando.

Castronovo si sofferma sull’inutile manovra del 1931 effettuata dal Governo con la creazione dell’IMI, manovra che tuttavia non riuscì ad evitare i problemi nati con la “mostruosa fratellanza siamese” citata da Raffaele Mattioli che collegava in maniera strettissima banche e imprese. Solo con la legge bancaria del 1936, normativa per la verità assai longeva (andrà in pensione nel 1993 con l’approvazione del T.U.B., pur lasciando numerose eredità e lasciti “culturali” all’interno di molte banche) si riuscirà a recidere il vincolo non certo virtuoso tra istituzioni creditizie e sistema delle imprese, istituendo contemporaneamente una prassi che dura tutt’ora, quella del fido multiplo e, soprattutto, quella delle garanzie.

Detto che l’articolo andrebbe fatto leggere in tutti i corsi di economia della banca o di tecnica bancaria, le analogie con il presente sono bene evidenti laddove ci si soffermi sulla questione del credito deteriorato, divenuto un problema non solo per il bilancio, ma anche per la stessa solvibilità (leggi: liquidità) delle banche. Diversamente dal passato, le banche italiane non sono impegnate come allora nel possesso di importanti pacchetti azionari delle imprese che esse stesse finanziavano, ma cominciano ad avvertire i problemi derivanti dalla illiquidità di molti prestiti, pur concessi con garanzie, magari anche pubbliche; al riguardo, è certamente sintomatico di un progressivo peggioramento della qualità del credito il dato relativo all’incremento dei deteriorati classificati in stage 2, comunicato qualche settimana fa dal Governatore Visco.

La lezione della storia non è appena una lezione “normativa”, un problema di Vigilanza Bancaria e quindi macro-prudenziale o, se si preferisce, di politica economica e monetaria, ma è una lezione di prassi, di strumenti e metodologia utilizzati nelle istruttorie, di logiche e criteri di affidamento fatti propri dalle banche in questi anni e applicati nel concreto.

È una lezione micro-prudenziale, quasi una lezione di economia aziendale.

Se i libri fidi potessero parlare, e gli storici dell’economia se ne potessero servire, emergerebbe ancora, purtroppo, non solo una prassi che fa delle garanzie, a dispetto dei flussi di cassa, il cardine di molte decisioni di affidamento, ma anche una strana ritrosìa, che abbiamo più volte denunciato, quella che ritarda l’applicazione degli Orientamenti EBA in materia di nuove concessioni (dal 30 giugno di quest’anno) e di monitoraggio sui prestiti (dal 30 giugno 2022). Se i libri fidi potessero parlare direbbero quello che sanno anche i sassi, ovvero che molto del credito concesso dalle banche è stato erogato non in ragione dei flussi di cassa attesi, che talvolta erano e sarebbero stati anche in seguito palesemente assenti, ma delle garanzie del Fondo Centrale di Garanzia.

Se i libri fidi potessero parlare racconterebbero di business plan mai presentati, di budget delle vendite (quando va bene) presentati e mai rispettati, di decisioni assunte sulla base di tardivi bilanci storici; in numerose banche che conosco stanno arrivando in questo momento (sic) i bilanci chiusi al 31.12.2020, quasi mai accompagnati da situazioni intermedie credibili e, per carità, neppure da bilanci previsionali.

La lezione della storia, che è una lezione per il presente, è la lezione che invita i protagonisti del rapporto banca-impresa a fare un passo in avanti (e forse le imprese ne dovranno compiere più di uno) verso una modalità più impegnativa, ma certamente più proficua, di costruire il proprio rapporto. Una modalità certamente costosa, ma incentrata sulla relazione, sul tenere alta l’asticella della qualità dell’informazione, sul riconoscimento che la partnership ha senso solo se fiducia, trasparenza e ampiezza della comunicazione finanziaria ne rappresentano il cardine. Su questo punto R&A Consulting ha cominciato a lavorare sui territori con propri progetti portati avanti da banche che su questo punto hanno mostrato una sensibilità sorprendente: saremmo felici che queste iniziative caratterizzassero sempre di più i mesi a venire.