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Camminare sulle uova

E così gli obbligazionisti di Crédit Suisse si sono ribellati al “salvataggio” della banca cui erano creditori; salvataggio giustamente virgolettato perché nessuno ha ancora capito fino in fondo come avverrà, perché come in ogni bail-in che si rispetti gli obbligazionisti ci sono andati di mezzo, insieme agli azionisti, ma su tutto il resto c’è molta confusione.

Non è difficile immaginare quali siano gli interessi e le preoccupazioni contrapposte in campo: da un lato la politica e il regolatore, interessati a evitare un contagio sistemico e minimizzare i danni a carico dell’erario elvetico che, è bene ricordarlo, non aderisce all’Unione Europea e non è tenuto ad applicare la BRRD, ovvero la risoluzione europea in tema di salvataggi; dall’altro tutti coloro che hanno prestato soldi a una delle più grandi banche del mondo e che perlomeno una domanda se la dovrebbero essere fatta, ovvero le autorità di vigilanza dove erano mentre si deteriorava l’attivo di bilancio di Crédit Suisse?

Della serie, come fai, fai male -se sei il regolatore-, ma anche sulla scorta di storie analoghe che vedono come protagoniste banche molto grandi (così come chi disse: “non moriremo democristiani” anche chi ha affermato che “non esisterà più il too big to fail” dovrebbe rivedere le sue affermazioni un po’ apodittiche e azzardate) la vicenda della banca elvetica ci insegna che il rischio di contagio sistemico va sempre messo nel conto, ma che le autorità faranno di tutto per evitarlo. Anche a costo di andare contro le stesse regole che si sono imposte, anche a costo di contraddirsi, anche a costo di far arrabbiare qualcuno. Perché nessuno sa veramente cosa potrebbe accadere in caso di contagio sistemico esteso e diffuso, perché l’ultimo esempio registrato di qualcosa del genere risale ormai a quasi un secolo fa. E forse, anzi, certamente, nessuno tranne Nouriel Roubini o altri menagrami come lui, vorrebbero davvero vedere “come va a finire”.

Una cosa bisognerebbe augurarsi, almeno quella: che tutto avvenga nella trasparenza, dando conto delle scelte di politica economica e non solo, sapendo che il conto da pagare sarà (anche) elettorale.

Perché senza trasparenza avremo sempre un mercato squilibrato, dove qualcuno conosce le regole del gioco meglio di altri e, all’occorrenza, le utilizza a proprio vantaggio, invocando il mercato a seconda della convenienza.

Trop vaste programme? Faites vos jeux…

 P.S.: siete ancora in tempo a rispondere al questionario, forza, vogliamo tante risposte. Serve a combattere le asimmetrie informative….;)