skip to Main Content

Cosa faccio per Natale? Mi dimetto!

Devono averlo messo nei programmi delle Scuole di Management e a me è sfuggito, forse se ne poteva fare un bel corso (di quelli che non si fanno più; anzi, meglio non farne più del tutto e basta).

Quando uno si dimette, meglio farlo sotto Natale, come fece il CEO di un grande gruppo bancario -a molti lettori ben noto- qualche anno fa, esattamente alla Vigilia.

Vi sono pochi contro e molti pro: certo, non ricevi regali, non ti fanno gli auguri come Fantozzi (“i miei più servili auguri”), ti ritrovi a pensare a cosa farai dopo, se già non lo sai, proprio mentre ti ingozzi di tacchino.

Però non devi più fare gli auguri al collega o al sottoposto antipatici, non devi fare regali a quelli cui non avresti fatto nemmeno gli auguri e, soprattutto, se fai le cose a sorpresa, lasci il resto del CdA e gli azionisti a pensare a come sostituirti per tutto il periodo delle vacanze di Natale, ché tanto spensierate non saranno.

E così J.Elkann ha informato addirittura prima il Presidente Mattarella e la Primo Ministro onorevole Meloni delle dimissioni di Tavares, probabilmente dimissionato per colpe solo in parte sue. D’altra parte, Gilardino insegna, quando i risultati non arrivano, chi paga è sempre l’allenatore; e come diceva l’Avvocato, ciò che è bene per la Fiat è bene anche per l’Italia e per questo è meglio informare le massime cariche dello Stato.

Perhaps, perhaps, perhaps…(I was wrong).

Forse non è tutta colpa di Tavares, certo non paragonabile a Marchionne per carisma e per capacità; ma riesce difficile non pensare che nel frattempo, dopo l’annuncio della chiusura di tre fabbriche e 15mila licenziamenti in Germania non sia opportuno fare qualche riflessione sulla politica industriale. In Germania, certo, dove il ritiro dalla scena politica di Angela Merkel (quanto ci manca?) si fa sentire, ma anche e soprattutto in ITALIA, dove forse di politica industriale si parla in qualche corso universitario.

Il nostro Paese è quello dove la Cassa Integrazione è cresciuta del 23%, ci dice IlSole24Ore del 2 dicembre: e da più parti si parla anche di superare questo strumento, vecchio e obsoleto, che spesso serve a tenere in vita, a spese del contribuente, aziende che dovrebbero chiudere.

No, non siamo diventati macellai sociali e non lo diventeremo mai: ma rimettere al centro la politica industriale vuol dire rimettere al centro la questione industriale, ovvero come viene fuori il conto economico delle aziende e da quale capitale investito. Perché ci hanno pensato i cinesi e noi no? Nessuno, nei ministeri dell’industria sparsi per l’Europa ha fatto qualche riflessione? Evidentemente no; e non ci consola sapere che sono messi così anche i tedeschi e i francesi hanno uno spread che nemmeno Berlusconi e la legge finanziaria olandese è stata rimandata al mittente da Bruxelles.

Forse dovremmo tenerne conto la prossima volta che si va a votare. Se ci arriviamo, dice il Capitone, nel 2027.

 

P.S.: Julio Iglesias anche no, i Guns n’ Roses tutta la vita (uno dei video musicali più belli che io abbia mai visto ve lo offre qua sotto la nostra newsletter).