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Come fare fronte alla gestione dei debiti in azienda

La gestione dei debiti in azienda rappresenta l’emergere finale di tutti i problemi che quasi sempre si annidano nel conto economico. Possiamo considerarla come la grande ossessione imprenditoriale, ovvero l’unica vera questione da sistemare.

I debiti commerciali verso i fornitori, quelli finanziari verso il fisco e quelli per imposte e contributi sono divenuti addirittura oggetto di campagne pubblicitarie per prodotti creditizi (un solo mutuo che ne sostituiva altri più numerosi) o per servizi di dubbia efficacia e correttezza commerciale (“hai i debiti? ci pensiamo noi”).

I debiti mettono in evidenza i problemi che sta attraversando l’impresa, ma non rappresentano quasi mai il vero problema. Rappresentano infatti per la gestione ciò che la febbre delinea per il corpo umano.

Se la febbre è sintomo di una malattia da indagare approfonditamente nelle sue cause, perché potrebbe trattarsi di influenza, infezione o qualcosa di ben peggiore, allo stesso modo i debiti devono essere analizzati per comprendere quali siano le vere ragioni della crisi che portano l’imprenditore a una decisione grave (ad esempio quella di non pagare i debiti alle scadenze pattuite).

Come bisogna reagire quando si ha difficoltà a onorare i debiti verso le banche, i fornitori, il fisco e gli enti previdenziali? Quale deve essere l’approccio corretto da parte dell’imprenditore che si trova psicologicamente e fisicamente sovrastato da una mole di impegni che non riesce più a rispettare?

Le capacità di rimborso dei debiti in azienda

La definizione di capacità di rimborso, che discende dalla capacità del reddito di far fronte al problema dei debiti in azienda, può aiutare a un approccio meno psicodrammatico e più razionale.

Si definisce come l’abilità di far fronte in maniera ordinata alle proprie obbligazioni passive e alle scadenze pattuite. Non va dimenticato d’altra parte che essa dipende fondamentalmente dalla capacità di reddito, ovvero dalla capacità della gestione corrente di generare a livello operativo un reddito adeguato alla copertura del costo del debito.

La questione inerente i debiti in azienda rimanda quasi sempre a difficoltà di natura economica, consistenti di volta in volta in cali di fatturato, eccesso di costi fissi, perdita di redditività e competitività, ecc.

In questi anni le reazioni alle difficoltà incontrate dalle imprese nel far fronte ai debiti possono essere riassunte in una semplice “trilogia” di comportamento:

  1. Consolidare
  2. Spostare in avanti le scadenze
  3. Rinviare le scadenze

Quando interviene lo stato: la convenzione moratoria del 2009

Lo Stato italiano con il ministro delle Finanze Giulio Tremonti ha proposto nel 2009 il primo grande accordo di moratoria comune, coinvolgendo l’ABI e le associazioni di categoria. Tale accordo si è concretizzato nella possibilità di spostare in avanti i pagamenti e ottenere così una moratoria, a condizione di presentare un piano economico-finanziario di risanamento che documenti il congelamento delle scadenze come una precondizione necessaria e indispensabile.

La storia di questa e di altre numerose moratorie succedutesi nel tempo insegna che gli imprenditori e soprattutto le banche si sono adagiati nella certezza di poter spostare in avanti la soluzione dei problemi, magari acquisendo nuove e inutili garanzie immobiliari senza mai alcun tipo di riferimento al recupero della capacità di reddito e quindi di un’effettiva capacità di rimborso.

Inoltre nell’ambito della gestione dei debiti in azienda è importante evidenziare che lo stesso Stato ha ritenuto più opportuno, in un’ottica certamente realista, di finanziare i pagamenti tardivi da parte del contribuente dando nuove scadenze al debito e rateizzando l’ammontare dovuto.

Quello che la nostra esperienza ci ha insegnato (e insegna tuttora)

L’esperienza maturata da R&A in tutti questi anni, sia con le banche sia con le imprese, ci ha insegnato che quanto sopra descritto non rappresenta il miglior modo per affrontare i debiti. Il recupero della redditività e di un livello di fatturato soddisfacente, tale da coprire i costi fissi, rappresentano il vero tema da considerare.

Per fare questo occorre ridisegnare le strategie aziendali e descriverle in un business plan credibile e serio, supportato da piani economico-finanziari e da previsioni sostenibili.

Quanto al pagamento dei debiti, non c’è una priorità se non quella dettata dalle esigenze di continuità aziendale. Del resto se l’unico traguardo fosse liquidatorio non servirebbe neppure porsi il problema, se non in relazione alle garanzie prestate e agli interessi esterni coinvolti.

I fornitori, soprattutto quelli strategici (ovvero quelli davvero importanti per l’azienda) devono essere soddisfatti per primi, poiché sono solo loro che permettono all’impresa di procedere nel suo cammino e di garantire la continuità aziendale. Una continuità che deve essere garantita da un ripensamento della formula competitiva, documentato da un piano di risanamento che consenta all’azienda di ripianare il debito.

Il rapporto con i finanziatori bancari

L’ottenimento di un piano di scadenze da parte del fisco è meno complesso di quanto si possa immaginare (a patto che le si rispetti), mentre un punto dolente della gestione dei debiti in azienda è rappresentato dal rapporto con i finanziatori bancari.

Questi ultimi sono sempre meno disposti a sostituirsi ai fornitori nella concessione di dilazioni di pagamento e pretendono, giustamente, che le richieste di nuova finanza o la rimodulazione dei precedenti impegni (cosiddette misure di forbearance) siano accompagnate da piani di fuoriuscita dalla crisi credibili e sostenibili.

Considerando la natura del debito bancario e le informazioni detenute dagli istituti di credito, questi ultimi possiedono un vantaggio su tutte le altre categorie di stakeholder in quanto provano a disegnare un percorso credibile (fatto quindi anche di discontinuità rispetto al passato) di risanamento e di ripresa della competitività.