skip to Main Content

Forse è la volta buona?

In un articolo comparso sul Sole 24Ore del 9 gennaio, Andrea Gennai parla di “Lenta ritirata delle banche dall’intermediazione finanziaria”, citando un recente studio BCE che evidenzia, nel terzo trimestre 2020, un calo del 15% rispetto al 2009, con una quota di mercato ormai minoritaria e pari al 37%.

Forse è la volta buona? La domanda nasce dai lunghi anni passati a studiare i sistemi finanziari e dalle questioni poste da studiosi molto più autorevoli del sottoscritto, che trent’anni fa parlavano, letteralmente di “La disintermediazione bancaria in prospettiva” (ovvero, come avrebbe detto John Maynard, nel lungo periodo etc etc.).

Un esperto intervistato nell’articolo ventila l’ipotesi che l’euro digitale sferri il colpo di grazia definitivo all’intermediazione creditizia, prospettando uno scenario dove “il business bancario sarà (…) sempre più un mix tra fintech e capitale di rischio per le Pmi”. E ancora, Giulio Carlo Dell’Amico, partner KPMG, si sofferma con considerazioni ampiamente condivisibili, sul tema delle banche locali o banche di prossimità: “il tema degli istituti di prossimità è ancora forte in un contesto sociale dove l’età media della popolazione si alza. Gli sportelli vengono razionalizzati ma restano un buon presidio soprattutto per la fornitura di servizi a valore aggiunto. Il lavoro di screening della banca resta imprescindibile. Ora poi con il Pnrr si aprono interessanti opportunità e il contributo consulenziale dell’istituto di credito, oltre che il finanziamento degli investimenti, resta strategico”. L’osservazione, che come sempre è meglio di molti ragionamenti (sarebbe meglio che li precedesse, ma questa è una questione di metodo e il metodo di questi tempi non va molto di moda) di modelli di intermediazione e di sistemi finanziari più avanzati del nostro, ci dice che negli USA convivono da sempre banche e mercati mobiliari e che continuano a stare sul mercato le banche di prossimità. Certo, l’idea che queste ultime -e i loro sportelli- abbiano ragione di esistere in funzione della sopravvivenza o meno dei boomers (destinati, come il sottoscritto, all’estinzione), non appare esattamente entusiasmante e non sembra raccogliere la sfida che lo stesso Dell’Amico propone, invero un modello di intermediazione dove sportelli “razionalizzati” forniscono servizi a valore aggiunto; per non parlare, poi, del “contributo consulenziale” della banca, in occasione del deployment del Pnrr, definito, e a buon diritto, strategico.

L’impressione che si ricava dall’osservazione del comportamento delle banche di prossimità nostrane, tuttavia, è quella di una distanza ancora assai ampia rispetto a quanto sottolineato nell’articolo. Popolari, le poche rimaste, Bcc e Casse Rurali (con scarse, isolate eccezioni), constatata la progressiva riduzione della redditività del business bancario tradizionale, sembrano essersi gettate a capofitto sulla strada dell’innalzamento dei ricavi da commissioni, facendo finta di ignorare che proprio su questo terreno, quello  dei servizi di pagamento e di tutto quanto sia standardizzabile e digitalizzabile, si muovono da tempo competitors di statura nazionale e internazionale.

L’articolo da cui abbiamo preso le mosse per la prima newsletter del 2022 parla di “multicanalità integrata” come via d’uscita, dipingendo un quadro evolutivo nel quale il web e le app si sommano al presidio fisico; il credito, o meglio ancora, il tema della qualità del credito sono, ancora una volta e paradossalmente, messi all’angolo da una visione che definire miope è un eufemismo, anche solo tenendo conto delle osservazioni che la stessa BCE ha fatto in tema di aumento del rischio di credito, tacendo, ormai per noia, sull’applicazione (?) degli Orientamenti EBA in materia di credito.

Il racconto recente di una telefonata con un amico può aiutare a capire: in sintesi, mi viene raccontato, “abbiamo dato 250mila € a un artigiano per consentirgli di chiudere una posizione deteriorata in capo ai genitori di 200mila €, lasciandogli un po’ di liquidità, grazie al Fondo Centrale di Garanzia”. Operazione decisamente poco compliant con gli Orientamenti EBA ma, soprattutto, talmente vecchia come concezione e come modalità di applicazione da far pensare che il destino di fin troppi lavoratori bancari sia segnato. Se il problema, d’altro canto, si riduce a “vendere” la qualunque, il tema delle competenze va a farsi benedire; e lo fa insieme allo stesso business model di banche, quelle di prossimità, incapaci non solo di stare al passo con i tempi ma, quel che è più grave, di rafforzare la propria visione a partire dalla fedeltà alla propria missione originaria. Se così fosse il tema della disintermediazione creditizia, che pure è orizzontale, diverrebbe viceversa “selettivo”, colpendo nello specifico proprio le banche di prossimità. Non ne usciremo migliori.