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Il Governo che sta arrivando

Questa newsletter vi giunge mentre stanno per aprirsi le urne e dare la parola a ogni cittadino responsabile per il bene comune. Quindi non andare a votare non è un’opzione, è una sciocchezza: e non andarci perché Mario Draghi è stato defenestrato dalla politica idiota, significa rendere un servizio alla medesima.

Ciò detto, oltre all’agenda Draghi, per la quale ci siamo spesi in ogni circostanza, dentro e fuori il web, e che difficilmente un qualunque altro Governo potrebbe ignorare, ci permettiamo di offrire consigli non richiesti al Governo che sta arrivando, sperando (non costa nulla) che Mario sia richiamato alle armi.

C’è anzitutto un tema, che sottotraccia è stato affrontato nel dibattito pubblico solo ai tempi della pandemia che riguarda la ricapitalizzazione delle banche. Gli allarmi lanciati dal Governatore Visco e dei quali ci siamo occupati in altre circostanze circa l’accumularsi di credito deteriorato, nonostante la brillantezza dei bilanci bancari del 2021, rischiano di concretizzarsi in una quantità invero assai elevata di accantonamenti e di sofferenze che intaccheranno non solo i conti economici ma anche il patrimonio di Vigilanza. È chiaro ed evidente che prolungare l’agonia dei moribondi attraverso la reiterazione, grazie al Cielo sempre più circoscritta, dei provvedimenti di moratoria non fa altro che aggravare il dissesto di aziende che, anche alla luce delle disposizioni della direttiva “Insolvency” e del nuovo CCII dovrebbe viceversa emergere il prima possibile. Banche, professionisti e imprenditori dovrebbero fare il loro dovere di più e meglio di prima, ma tutto questo non basterà, temo, a fermare l’emorragia di credito insoluto che aggredirà i bilanci bancari. Studiare strumenti di ricapitalizzazione pubblica, sapendo che vi sono numerose esperienze in Nord Europa, ma non solo, molto positive al riguardo, potrebbe essere un segnale di ulteriore rafforzamento della nostra economia, sul solco di quanto fatto dal Governo di Mario Draghi.

C’è un secondo tema che riguarda le banche e, di riflesso anche le imprese: dopo ormai molti mesi dall’entrata in vigore degli Orientamenti EBA in materia di nuove concessioni (30.6.21) e di monitoraggio dei prestiti (30.6.22) pare delinearsi una prassi che, sotto la scusa sempre citata della “proporzionalità” vede la prassi bancaria dividersi tra grandi banche, in grado di esigere, leggere e valutare un piano finanziario di previsione, e gruppi bancari formati dalle Bcc e Casse Rurali che non solo non esigono nulla di tutto questo ma predispongono regolamenti del credito fatti apposta per evitare tutto questo.

Con due conseguenze, entrambe negative per lo sviluppo del nostro Paese: le competenze dei professionisti bancari continueranno, limitatamente a tale genere di banche, ad essere circoscritte; le imprese non saranno aiutate a sviluppare quella cultura del controllo di gestione che, viceversa, impone loro fin da subito il nuovo CCII.

Urge mandare “a scuola” le PMI, ma urge, allo stesso tempo, verificare sempre di più e meglio i crediti formativi di chi esegue delicate ed importanti operazioni di valutazione: e inserire un provvedimento che si prenda cura di queste questioni non è poi così complicato.

Altrimenti, l’anno che sta arrivando, tra un anno passerà. E avremo perso altro tempo nel processo di miglioramento delle relazioni di clientela.