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In via di estinzione.

Lando Maria Sileoni, segretario generale della FABI, ci spiega sul Sole 24 ore del 7 gennaio, che mancano 2500 assunzioni negli ultimi 8 anni. Mancano ovviamente nelle banche, perché Sileoni è capo del più potente sindacato dei lavoratori bancari, e mancano rispetto agli accordi sindacali siglati negli ultimi 8 anni, che prevedevano un’assunzione ogni due uscite. Sileoni spiega che tale “risultato deriva dal fatto che spesso a metà del piano industriale c’è l’aggiornamento, con ulteriori richieste di riduzione degli organici. Oppure dai lavoratori arrivano maggiori richieste di uscite rispetto ai numeri concordati.” In attesa di scoprire i risvolti scientifici della questione, come suggerito dal libro che proponiamo sotto (si prega di notare: for drummerspercussionisti o tamburi, a scelta), mi sembra di poter dire che il candore con il quale Sileoni fa la sua affermazione sia quanto meno singolare, trattandosi di una persona della quale tutto si può dire tranne che sia una Alice in Wonderland, precipitata sulla Terra e che si guarda attorno, appunto, meravigliata.

 

 

I piani industriali sono da aggiornare perché il mondo cambia e nell’ultimo quadriennio ne abbiamo avuto una prova più che tangibile; ma a quanto pare cambiano anche i lavoratori bancari, che cambiano banca, lavoro, o semplicemente, non hanno più voglia di lavorare, non perché siano diventati sfaticati o pigri.

Non per questo, ma per una questione di senso, di significato, di consapevolezza di quello che si fa (su questo ritorneremo: una mia laureata, di discreto successo e avanti nella carriera, in occasione degli auguri di Natale, mi ha detto che sogna di fare la casalinga…).

La sfida dell’intelligenza artificiale, che si è meritata un posto anche del discorso del Capo dello Stato a fine 2023, riguarda tutti, come anche la sfida dei fattori ESG, nonostante proprio due gruppi che mi stanno particolarmente a cuore, CCB e ICCREA, si siano sfilati dal NO a nuovi progetti di estrazione di combustibili fossili (cfr. Banche & Fossili. Chi dice stop? Le risposte di 18 gruppi italiani ne IlSole24Ore Plus del 6 gennaio). Per la cronaca, Banca Popolare Etica ha detto SI, e non si tratta di una banca che affida grandi gruppi o grandi imprese. È probabile che coloro che si sfilano in questo momento, così come coloro che stanno sfruttando l’intelligenza artificiale per ridurre e continuare a ridurre i costi operativi, non stiano immaginando un futuro senza sé stessi, stanno semplicemente facendo quello che il momento impone, più o meno passivamente, di subire anziché di gestire (c’è sempre qualcosa di più importante da fare, da un cambio di sistema informativo a un’ispezione di BCE: nel frattempo, non facciamo più formazione…).

Il problema non è immaginare il futuro giusto, diventare indovini e saper predire quello che accadrà: la questione, ora più che mai, mi pare che sia, per qualunque impresa, per una banca ancora di più, sapere cosa voglio fare da grande. E non è una questione da poco, perché per saperlo devi sapere anche con chi vuoi farlo, in quale direzione, con quali valori. Io sto ancora aspettando la “diffusione dall’alto della cultura del rischio di credito” che gli Orientamenti EBA indicavano come obbligatoria. Aspettando Godot.