Quanto dovrebbero pesare le scelte di un governo in un settore, quello bancario, dove a…
La Bcc di New York.
E così la NYCB, la Bcc di New York se vogliamo semplificare (absit iniuria verbis), banca di carattere “regionale”, ha visto il crollo delle proprie quotazioni del 37,5%. Le cause del crollo sono legate alla riduzione di un terzo degli utili rispetto a quelli registrati in precedenza. Il quarto trimestre 2023 della New York Community Bank mostra un utile negativo per azione di 0,27 dollari e questo contro le previsioni; allo stesso modo i ricavi si sono attestati a 886 milioni di dollari contro i 929 milioni di dollari previsti. La banca ascrive il calo alle rilevanti perdite già subite ma anche a quelle ulteriormente attese sui prestiti concessi e legati a immobili destinati ad uso ufficio.
“E così lo hai fatto di nuovo”, diceva uno striscione della Curva Nord rivolto agli spalti avversari dopo che era stata persa l’ennesima finale di Champions; e così gli immobili non vanno mai in pensione e a farli ritornare in auge non ci pensa la finanza cattiva, i poteri forti, Goldman Sachs e in generale ciò che definiamo Wall Street. No, ci pensa una delle migliaia di Community Banks sparse sul territorio degli USA e delle quali conosciamo ben poco se non, appunto, che dovrebbero avere qualche somiglianza con le nostre Bcc e Casse rurali. Certo, negli USA non vigono gli Orientamenti EBA-LOM che impongono di non effettuare prestiti laddove la motivazione predominante fosse quella delle garanzie e non la presenza di flussi di cassa di natura reddituale. Ma evidentemente la lezione del 2008 non è bastata, se pure una community bank ci si mette, questa volta non con immobili residenziali ma ad uso ufficio.
Certo le cifre in gioco sono molto diverse, ma alla fine fare banca è un mestiere più o meno uguale in ogni parte del mondo (tranne forse per le banche islamiche; di questo riparliamo un’altra volta) e alla fine, per quanto ci si affanni a parlare di business plan e di forward looking, di piani di sviluppo e di servizio alla comunità, “l’eterno ritorno dell’uguale” (Friedrich Nietzsche) sembra sempre avere le meglio. E, a quanto pare, ci ri-cascano pure le banche quotate a Wall Street, che pure qualcosa dovrebbero rammentare del terribile decennio 2008-2018.
Ho spesso pensato alle Community Bank come un fenomeno interessante da studiare, nella nazione culla del capitalismo e dove il profitto viene prima di ogni cosa. Ma non pensavo di dover iniziare dall’ennesima speculazione immobiliare venuta male e avevo persino smesso di “parlar male” degli investimenti in fabbricati: si rischia la ripetizione, ma sembra quasi un rigore di Jorginho, o quelle rimanenze finali che crescono sempre, anche quando il fatturato scende (ops, l’ho detto di nuovo).
Ci riprovo in un altro modo, facendo una domanda ai miei piccoli lettori, una domanda esistenziale: per cosa vale la pena fare banca oggi, lavorarci, talvolta rovinarsi il fegato? Per speculare sul mattone? Davvero?