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Ma se “il debito è longevità”…

…come dice un amico albergatore, consapevole che le banche non gli tireranno mai il collo veramente, aspettando fino allo sfinimento -perlomeno lui crede- che lui completi i pagamenti, allora cosa è l’Ebitda?

Molti di voi conoscono la famosa “trinità”, resa ancor più pop dalla citazione fatta dall’allora presidente della Juventus, Andrea Agnelli, ovvero che “il fatturato è vanità, l’utile è verità, la cassa è realtà”. Probabilmente il tutto andrebbe aggiornato, pur rimanendo profondamente vero, ma non per prendere tempo (e, in finale, lavorare tutta la vita per le non con le banche) bensì per capire come navigare in relativa tranquillità, consci di avere fatto tutto quanto possibile. Per esempio, per restare in un ambito che notoriamente non mi garba molto, quello bianconero: ”l’Ebitda non è importante, è l’unica cosa che conta”. Oppure, volendo aggiornare la triade si potrebbe affermare che “il debito è sì longevità, ma l’Ebitda è necessità e il DSCR è verità”. Si accettano suggerimenti.

Ciononostante, l’osservazione fatta dal mio amico, che non posso certo negare sia stata vera fino ad ora, ha un certo sapore andreottiano, ricordando il motto dello statista “è meglio tirare a campare che tirare le cuoia”: insomma, suona di conservazione, di sopravvivenza, di far quel che si può, mentre si dovrebbe provare a ragionare in positivo.

Nessuno saprà mai se il proprietario della barca fotografata sopra intendesse dire “questa meraviglia l’ho comprata grazie all’Ebitda assai elevato della mia azienda” oppure rammentare, come un monito, che l’Ebitda è l’unica cosa che conta. Ma fa pensare.

Fa pensare alle convergenze, mai divenute così evidenti ed impattanti, tra regole bancarie e regole giuridiche, tra compiti dell’imprenditore e compiti della banca che lo finanzia.

L’Ebitda è, allora e prima di tutto, una questione imprenditoriale, ovvero un problema di quelli che l’imprenditore deve affrontare perché è un problema industriale, che riguarda cioè il business model, quel che faccio, come lo faccio, per chi lo faccio. E che deve essere positivo e significativamente positivo, altrimenti ciò identifica la mia azienda come un’azienda poco redditizia, non in grado di coprire adeguatamente ammortamenti e accantonamenti, un’azienda, per farla breve, che consuma il suo valore aggiunto nel costo del lavoro. La ricchezza concretizzatasi nel risultato operativo si forma nell’Ebitda, gli ammortamenti e gli accantonamenti sono o dovrebbero essere un dato di fatto.

Ma, per finire, l’Ebitda è anche alla base del calcolo del DSCR, ovvero dell’unico indicatore valido ai fini del Codice della Crisi di Impresa, oltre che il parametro base rispetto a cui verificare la sostenibilità del debito finanziario: quel DSCR che ogni imprenditore dovrebbe poter calcolare almeno con cadenza mensile, per comprendere la sua solvibilità a breve scadenza.

Già, ma come fa a calcolarlo se non ha messo in piedi gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili? Ve lo diciamo a parte, stay tuned.