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Perché vale la pena studiare e formarsi per lavorare meglio?

La domanda sorge spontanea dopo aver letto sulla pagina del Sole24Ore del 7 febbraio, che “(…) il gigante immobiliare cinese Vanke – 53 miliardi di dollari di fatturato nel 2020 – ha eletto miglior dipendente del 2021 un software di intelligenza artificiale. Così facendo il cda di Vanke ha umiliato, e non poco, i suoi 130mila dipendenti ottenendo, ma non lo sapremo forse mai, l’esatto opposto di quanto si propongono tali premi: stimolare la produttività, creare concorrenza interna per far emergere le eccellenze o stimolare la crescita.

Se mettiamo la macchina in competizione con l’essere umano essa vincerà sempre laddove il metro di giudizio è il numero, la cifra, il totale a piè di lista.(…).

Ecco, appunto, la macchina vince sempre: ne siamo sicuri? Non più tardi della settimana scorsa ho avuto modo di esaminare un modello di riclassificazione e analisi di bilancio ritenuto “avanzato” e scelto, in mezzo ad altri, come il migliore per la valutazione del merito di credito.

Non esito ad affermare che quel modello di avanzato aveva solo la grafica e, verosimilmente, una scelta dei colori nei grafici molto accattivante. Non aiutava di certo, viceversa, il fatto che le componenti straordinarie di reddito, positive o negative che fossero, andassero a contribuire al calcolo dell’EBITDA, dell’EBIT e di conseguenza influenzassero sia il calcolo della sostenibilità a breve, sia quello a medio lungo del debito finanziario, a tacere dell’Interest Coverage Ratio o ICR, tutte metriche obbligatorie secondo gli Orientamenti EBA.

Ho visto molti modelli di valutazione del merito di credito in tutti questi anni di attività universitaria e professionale, qualcuno ho pure contribuito a crearlo, sulla capacità predittiva pressoché assoluta del sopracitato ICR sono arrivato, buon ultimo, a ribadire ciò che la migliore dottrina e le best practices andavano ripetendo da tempo, ovvero che senza equilibrio economico non può esserci equilibrio finanziario, ovvero capacità restitutiva. Il reddito è il primo del flussi di cassa e i flussi di cassa si misurano solo con l’analisi per flussi: anche e soprattutto prospettica, perlomeno in banca, dove, macchine o no, detta legge la prospettiva del forward looking.

Che fare dunque? Cedere alla schematica prospettiva cinese o continuare a fare formazione per poi scrivere “cliente storico, buon nominativo, garanzia FCG etc…”?

Le macchine ci aiutano, ma non vivono le relazioni al nostro posto: la relazione di clientela o il rapporto banca-impresa è e rimane una relazione, e non solo perché proprio in accademia, parliamo di relationship banking. Perché si tratta di valutare se lo sforzo, il rischio, l’intrapresa appunto, di persone e idee meriti il sostegno del risparmio: ci vuole, in altre parole, una cultura d’impresa per valutare l’impresa, non una macchina più performante.

Sarà una “fatica” sana che occorrerà continuare a fare, anche in futuro. Ma senza una sintesi “umana” non si va da nessuna parte. Ci crediamo talmente tanto che continuiamo a proporre percorsi formativi aggiornati e al passo con i tempi: ma vogliamo vedere persone, non macchine, anche se le macchine ci aiutano a farlo.

Vi aspettiamo.