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Tutta un’altra storia.

Se qualcuno di voi si è chiesto come hanno fatto le banche a fare i migliori bilanci della (loro) vita proprio quando i tassi erano bassi, questa piccola storia triste vi aiuta a capirlo.

Di solito non offro consigli, ma se me lo chiede un caro amico di lunga data e di comune militanza nella fede calcistica e non solo, non mi tiro indietro.

Così ci vediamo una sera a casa sua e ci mettiamo a parlare della sua situazione, scoprendo che paga una commissione annua pazzesca (un po’ meno di 1000 €: avete letto bene, un po’ meno di mille euro) per un servizio di consulenza inesistente.

Soggetto profilato, naturalmente, come un minus habens, gli viene impacchettato un insieme di investimenti in fondi obbligazionari e azionari tutti gestiti dalla banca con questa caratteristica: gli obbligazionari sono composti da titoli di Stato che poteva comprarsi anche da solo, gli azionari, in una sorta di perverso cherry picking al contrario sono stati regolarmente selezionati tra quelli con le peggiori performance.

Il risultato non poteva essere che quello di un portafoglio dal ben scarso rendimento -lo definirei immobile- ma, soprattutto, poco o nulla movimentato, alla faccia dell’attività di consulenza.

Consulenza? Neppure una telefonata ogni tanto, per fare bella figura col cliente. Il mio amico ha traslocato armi e bagagli in un’altra banca, e il trasloco non deve essere stato indolore per il direttore di quella filiale, visto l’ammontare depositato e tutti i conti (famiglia) ad esso collegati. Chi doveva fare consulenza continuerà a non farla, perché è più redditizio così, scrivendo “ricavi da servizi” nel conto economico senza spiegare di che cosa si è trattato. Quel che è più grave è che la banca, non proprio tra le più piccine in Italia, è completamente sconnessa da una realtà che, innanzitutto per bocca di Banca d’Italia, ci parla di educazione e di cultura finanziaria da sviluppare.

Qualcuno, tra vent’anni, leggendo questa newsletter, si metterà a ridere, perché gli equivalenti del mio amico parleranno con l’intelligenza artificiale conversativa -se ci parleranno- e se l’educazione finanziaria non si è fatta largo racconteremo ancora storie come queste.

Storie che ci confermano quello che diceva un Maestro della Cattolica, ora in odore di santità: “Se ci fosse una educazione del popolo, tutti starebbero meglio”.

A quanto pare, invece, c’è “l’ignorantezza”.