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La valutazione storica della performance economico-finanziaria delle imprese manifatturiere: metodologia

La valutazione della performance economico-finanziaria di tutte le imprese, non solo quelle manifatturiere (sebbene siano al centro della tematica), deve essere sorretta da un’adeguata metodologia, evitando l’utilizzo di strumenti eccessivamente dispersivi, scollegati tra loro e talvolta inutili.

Quale approccio deve essere considerato maggiormente corretto ai fini della valutazione della performance economico-finanziaria? La metodologia in parola non può che essere tesa a collegare correttamente i seguenti fattori:

  • Dimensione aziendale
  • Capitale investito e redditività di quest’ultimo
  • Struttura finanziaria e utilizzo di fonti esterne di finanziamento onerose
  • Convenienza economica e fattibilità finanziaria del progetto industriale

Valutazione della performance economico-finanziaria: il rapporto crescita-costi


Esiste anzitutto un legame che unisce i fattori di cui sopra e che riguarda da un lato la crescita, intesa come possibilità di conseguire economie di scala e di scopo (e di conseguenza maggiori profitti), dall’altro il costo dello sviluppo e le risorse che esso assorbe.

Crescere è costoso così come lo è raggiungere una dimensione aziendale che consenta, attraverso un volume di vendite adeguato, non solo di conseguire il punto di pareggio, ma anche di fruire di una leva operativa crescente (rapporto tra costi fissi e margine variabile, tradizionalmente favorevole alla crescita delle imprese manifatturiere).

L’operatività nel settore manifatturiero richiede dunque non solo una dimensione minima, al di sotto della quale si sarebbe condannati a rimanere poco più che artigiani, se non addirittura semplici sub-fornitori, ma anche una continua capacità di crescere per linee interne e linee esterne, con fusioni e acquisizioni. La dimensione in effetti diventa una fattore di competitività, conseguente all’innalzamento delle barriere all’entrata.

“Intensità” del capitale investito

Quanto finora affermato porta inevitabilmente a preferire l’utilizzo di una metodologia che leghi in maniera inequivocabile la dimensione dell’attivo aziendale, caratterizzata strutturalmente da capitale fisso, e il conseguimento di un Ebit e dunque di un risultato operativo che renda conveniente la gestione sia in rapporto alle vendite che al capitale investito,.

L’elevata intensità del capitale investito in rapporto al fatturato è certamente un connotato caratteristico della manifattura. A tale intensità dovrebbe corrispondere un altrettanto elevato ROI, inteso come capitale di redditività delle risorse investite all’interno dell’impresa.

Le attività a bassa intensità di capitale investito si caratterizzano invece per la facilità di ingresso di nuovi competitor sul mercato, stimolati dalla sostanziale assenza di barriere all’entrata. D’altra parte è proprio tale facilità che rende il mercato più competitivo, impedisce di conseguire extra-profitti e deprime il ROS (return on sales o risultato operativo sul fatturato) medio del settore.

Solo elevati livelli di capitale investito possono rappresentare un buon punto di partenza, anche se non certamente una garanzia, per l’ottenimento di adeguati ritorni sul capitale. Solo elevati livelli di capitale investito possono consentire il finanziamento del capitale fisso, materiale e immateriale, che caratterizza il fabbisogno permanente delle imprese manifatturiere.

Rischi e opportune valutazioni

È proprio a tale riguardo che pare opportuno inserire alcune considerazioni sulla composizione della struttura finanziaria delle imprese manifatturiere. Premesso che siamo fermamente convinti della bontà delle proposizioni di Modigliani-Miller, ovvero che un’azienda vale (ma anche l’opposto, ossia non vale) a prescindere da come si finanzia, un’elevata intensità di capitale investito suggerirà una struttura finanziaria dove prevalga il capitale di rischio.

La corretta metodologia nell’approccio alla valutazione della performance economico-finanziaria di un’impresa manifatturiera, a questo punto, deve inevitabilmente tenere conto dei rischi connessi all’esistenza di un’elevata leva operativa: in periodi di ciclo economico positivo conduce a profitti più che proporzionali alla crescita del fatturato, in periodi di inversione del ciclo avvicina i conti aziendali molto più pericolosamente e velocemente al punto di pareggio.

Proprio per questo si renderà necessario effettuare le opportune valutazioni circa la congruità del livello raggiunto dal capitale di rischio o, se si preferisce, dal livello di capitalizzazione che è in grado di garantire un sufficiente margine di resistenza alla volatilità del ciclo economico.

Necessità di una metodologia corretta


È proprio nell’industria manifatturiera, per la sua tradizione nel sistema economico nel nostro Paese, che va svolta con estrema attenzione la valutazione della performance economico-finanziaria, pena il verificarsi di situazioni (come quelle che caratterizzavano l’intervento della vecchia “Cassa del Mezzogiorno”) indirizzate a sostenere gli investimenti spesso a prescindere dalla loro sostenibilità e, prima ancora, dalla loro convenienza.

Il che rende la metodologia che qui si propone non solo utile ma necessaria per un corretto approccio alla costruzione di un sistema di reporting che metta in grado l’imprenditore:

  • di valutare correttamente la profittabilità e l’economicità della gestione
  • di valutare i ritorno sul capitale investito e l’adeguatezza della dimensione aziendale in rapporto a quest’ultimo
  • di monitorare costantemente non solo la dinamica finanziaria dell’impresa ma, soprattutto, la sostenibilità delle scelte imprenditoriali

Solo così la gestione economico-finanziaria offrirà all’imprenditore e al manager strumenti idonei a consentire scelte consapevoli e tutt’altro che scontate, anche in imprese di grandi dimensioni.

In tal modo anche gli obiettivi più ambiziosi e giustamente desiderati dai manager e dagli imprenditori quali crescita, sviluppo e investimenti, possono essere ricondotti in un ambito all’interno del quale le informazioni storiche, messe a sistema, possono aiutare e indirizzare le scelte future. Per poter navigare è certamente necessario avere una barca e un equipaggio, ma occorrono soprattutto una rotta e strumenti per monitorarne l’andamento e la capacità della nave di adattarvisi.