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Zorro (o…Zoddo)?

A chi non è boomer, come chi scrive, forse neppure Zorro è noto, figuriamoci Zoddo, che trovate qua sotto in un pregevole carosello d’antan, con Aroldo Tieri e Ave Ninchi. Zoddo non puliva (e non fuggiva, come l’originale), ma lasciava il segno, una bella Z su un tavolo assai impolverato.

Zorro, nobile ispanico di elevata probità e rettitudine, riparava le ingiustizie sotto mentite spoglie, nella vita vera trattandosi di don Diego de la Vega, nella allora California spagnola. Anche lui lasciava il segno, quasi sempre una Z tracciata con la spada sulla divisa del povero sergente Garcia, un bonaccione che non avrebbe saputo far del male, figuriamoci arrestare, una mosca.

Giuseppi Zorro ha imperversato nel nostro Paese dal 2018 in poi, peraltro in buona compagnia: non mi interessa parlare di questo e neppure del reddito di cittadinanza, argomento più serio di come lo abbiano politicamente “venduto” Giggino e soci (i quali, ricordo a tutti, avevano “sconfitto la povertà”).

Mi interessa parlare, invece, del 110%.

Un provvedimento per il quale basterebbe il giudizio dell’ex-Ministro Franco, che ne definì le conseguenze come “la più grande truffa della storia repubblicana”.

Diciamolo, un provvedimento indifendibile, che non lasciava risorse per ogni altro tipo di intervento economico: non amo questo governo, ma ha fatto bene a chiudere la vicenda.

Qualcosa però può essere detto, almeno per riflettere sul capitalismo straccione -straccione perché i soldi li mette sempre lo Stato- con il quale continuiamo a fare i conti nel nostro Paese. È noto come il nostro patrimonio immobiliare ecceda le necessità dei residenti, non solo nelle zone a vocazione turistica, ma anche in luoghi che tali non sono (la splendida Modena, per citare un esempio); è altrettanto noto come un’idea fissa, soprattutto dei governi degli ultimi 30 anni, sia stata quella che l’edilizia fosse comunque da agevolare, in qualche maniera, in quanto volàno di molteplici attività dell’indotto. È altrettanto noto come gli immobili abbiano rappresentato l’unica forma di garanzia che rendesse realmente bancabile un prestito, almeno fino all’avvento deli EBA-LOM. E così a Rimini abbiamo un patrimonio immobiliare di alberghetti e pensioncine inservibile, che sarebbe da abbattere e ristrutturare; in Veneto qualcuno parla di organizzare parchi tematici laddove sorgevano capannoni inutilizzati; vi sono paesi dove si vendono case a prezzi simbolici, purchè qualcuno vada ad abitarci.

Forse bisognerebbe ripartire dai fondamentali, dalla differenza tra valore d’uso e valore di scambio, forse gli immobili servono a qualcosa (qualsiasi sia quella cosa), ma non sono un investimento.

Altrimenti, anche questa volta, rimarrà un segno: il + davanti alla casella dell’incremento percentuale del credito deteriorato, sebben che garantito.

Per la cronaca, nel vecchio spot, Zoddo non fugge, Zoddo lascia il segno.