skip to Main Content

La tua ultima canzone per l’estate.

Raramente mi sono trovato, andando con la memoria a ritroso nel tempo, nell’incertezza così pervasiva che sembra attanagliare il mondo come in questo periodo: dai dazi alle guerre, dall’andamento economico a quello politico, il mondo in cui viviamo non sembra godere ottima salute.

E se l’incertezza, come ben sapete, è uno stato di natura, una sola cosa resiste oltre alla morte e alle tasse e sono le vacanze degli italiani; e non di solo dei nostri connazionali se è vero che ovunque, persino in montagna, hanno pensato a pedaggi e tornelli (io normalmente li varco solo al Meazza) per ridurre l’overtourism, ovvero l’impatto delle persone sulla natura, sulle cose, sul vivere civile e normale degli abitanti.

Eppure andremo in vacanza, agosto svuoterà le città e si chiuderanno i libri: le banche convocheranno i consigli che non possono fare a meno di convocare (vedi Mediobanca nella sua difesa da Montepaschi), su tutto il resto ci si rivede a settembre. Per le pratiche di fido, nonostante la notizia odierna di una crescita della domanda di credito da parte delle imprese (+12%), ci si rivede a settembre; oltretutto, i bilanci delle banche, che già brillavano, ora risplendono.

C’è una domanda che non mi abbandona mai e non è tanto sul futuro, quanto sull’idea di futuro che stiamo costruendo. Qualche anno fa sono stato gentilmente ospitato da un amico a Matera, in un periodo, settembre, nel quale l’overtourism sembrava già allora farla da padrone; ricordo di essere rimasto colpito dalla bellezza stupefacente  dei luoghi e, contemporaneamente, dall’assenza di un vivere civile in mezzo ai “Sassi” che fosse diverso da bar, localini più o meno romantici, ristoranti, wine bar e quant’altro possa vernirvi in mente in tema di ristorazione. Quindi riqualifico i Sassi per farne cosa? Un immenso bar a cielo aperto, con visioni notturne da estasi? Non c’è un tabacchino, un gommista, un ferramenta, qualcosa che indichi che lì le persone vivono e non sono lì solo per preparare manicaretti ai turisti e vendere loro prodotti locali.

Stiamo lentamente assuefacendoci all’idea di un modello economico dove la divisione del lavoro, a livello europeo ma anche italiano è quella di un Nord (il Nord “globale”)  che produce e che spende in un Sud (globale o no) che lavora per fare divertire gli altri, per farli riposare, per ristorarli.

Quaranta anni fa, quando arrivai a Rimini, girava nelle edicole un libro intitolato “Dalla parte dei vacanzati.” Fu prontamente tolto di mezzo, in finale alla gran parte dei vacanzati stava bene quello che ancora nessuno, all’epoca, chiamava overtourism. Ma non riesco a non pensare al (non) senso di essere espropriati della propria città e, contemporaneamente, al significato del turismo mordi e fuggi che stacca il cervello, la curiosità, i pensieri, il desiderio del bello per consumare l’attimo.

C’è molto più di una questione economica in mezzo a tutto questo, c’è la questione del senso di quello che facciamo: tutto quello che facciamo, non solo il lavoro.

Buona estate, riposatevi. Ci vediamo a settembre.

Lago di San Giacomo di Fraele (Valtellina). Ph.A.B.Ó