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Non è finita finché non è finita.

E così oggi scopriamo che sulla ex-Ilva i magistrati hanno detto delle bugie, o almeno così sostiene il Ministro Urso, perché non era vero che l’altoforno etc etc…

Non è difficile capire che la vicenda non è finita (o forse non finirà in un tempo ragionevole?) finché non è finita, con i piatti della bilancia che vedono pesare da una parte la questione del lavoro e del destino degli operai -in altri tempi si sarebbe detto “i livelli occupazionali”- e, dall’altra, la questione ambientale e della salute. I fumi di questa bella foto (copyright ONU) non sono per niente salubri e quando succede qualcosa si aggiorna il macabro conteggio dei morti di cancro causati dalle polveri sottili.

Si dice che sarà finita quando gli azeri, futuribili acquirenti della fabbrica, metteranno nero su bianco le loro intenzioni di acquisto, con già annunciate riduzioni del personale. Chissà se qualcuno ha mai fatto, visto o esaminato un business plan della ex-Ilva, il cui problema non è mai stato finanziario, ma industriale, nel senso più puro della parola: ovvero, senza girarci intorno, il problema di spendere molti milioni di euro per azzerare l’inquinamento e, verosimilmente, aggiornare le modalità di produzione con la dolorosa ma inevitabile espulsione di molti lavoratori.

Chissà com’è il rating ESG della ex-Ilva, per non parlare del merito di credito e di quanto altro. Chissà, soprattutto, se questo governo avrà il coraggio -lo trovo difficile, se non hai una politica industriale alle spalle- di porre la condizione del risanamento ambientale come condicio sine qua non per l’acquisizione.

A proposito di banche e di business plan: ieri ho avuto la fortuna e l’onore di partecipare a un dibattito sulle nuove regole di Basilea, organizzato a Milano da AnalisiBanka. Sono stato colpito profondamente sia dalla qualità del dibattito e dei partecipanti, sia dall’affermazione che ho ascoltato e che mi è rimasta profondamente impressa che “le Guidelines EBA-LOM sono gli adeguati assetti delle banche”. Icastico, davvero efficace nel rappresentare la grande questione che tuttora molte imprese ignorano: quella che le riguarda, per quanto si riferisce all’art.2086 cc, quella che riguarda loro e le banche per quanto si riferisce agli Orientamenti dell’Autorità Bancaria Europea in materia di nuove concessioni creditizie.

E se gli esiti al momento appaiono positivi, cionondimeno rimane il dubbio di una ancora troppo giovane applicazione delle regole, di una giurisprudenza che non si è ancora espressa, di un credito la cui qualità appare complessivamente buona (e sicuramente, per quel che mi è noto, con un buon tasso di copertura del deteriorato) ma che non sappiamo come reagirà ai cambiamenti repentini imposti quasi quotidianamente dalla realtà.

Se la fabbrica non è più centrale (e Trump ha preso voti soprattutto dove le fabbriche hanno chiuso), cosa è davvero centrale nella questione economica, ovvero dell’uso e del governo delle risorse che servono a far stare bene le persone su questo mondo?

L’intelligenza artificiale, magari usata da ignoranti naturali (copyright P.B.)? Il senso del lavoro, i modi di produzione? L’export e la disruption del commercio internazionale operata da The Donald?

La verità è che non lo sappiamo, perché non è finita finché non è finita.

Be ready.

Chissà cosa ne direbbe Vincenzina.