Con il via libera da parte della BCE all’OPS di BPER su Banca Popolare di…

Cambiarsi d’abito (illusioni?).
Il mercato bancario non smette di mutare e di evolversi; con l’offerta pubblica di scambio lanciata da Banca IFIS su Illimity Bank, la banca fondata da Corrado Passera, già CEO di Intesa avanza ulteriormente il processo di concentrazione del sistema a costo, tuttavia, della perdita di un competitor di non poco peso sul nostro mercato bancario. Si è spesso rimproverato al sistema bancario di non ragionare in maniera imprenditoriale, quasi che le banche fossero rapinatori autorizzati amministrativamente.
Illimity voleva, per propria missione aziendale e per scelta del business model, finanziare imprese rischiose ma meritevoli di essere sostenute, ottenendo un rendimento conseguentemente elevato.
Nel contempo Banca IFIS smette gli abiti di banca specializzata e, come molti avranno notato dalla pubblicità televisiva, diventa banca universale, ampliando il proprio spettro d’azione proprio grazie all’acquisizione, via OPS, di Illimity.
Il business model di Illimity non ha funzionato, nonostante fosse ben chiaro che la combinazione rischio-rendimento era alta e proprio questa motivazione abbia attratto i capitali necessari; chi scrive si era personalmente informato per un’operazione di M&A fatta da un amico e il costo del finanziamento era davvero stratosferico (9,5%).
Ma evidentemente lo spread tra il costo della raccolta e il rendimento degli impieghi non è stato sufficiente per coprire le perdite attese e si è verificata quella condizione che ogni studente di bancaria conosce bene, ovvero di perdita inattesa (o male calcolata). Il business model di Illimity era una via di mezzo tra un private equity investor e una banca con un RAF molto elevato, ovvero con una propensione al rischio che normalmente non appartiene se non a fondi chiusi o strumenti similari.
Due riflessioni due, per non annoiare i miei piccoli lettori.
La divisione del lavoro nel mercato del credito è abbastanza netta e non ammette, per ora, deviazioni dalla tradizione, ibridazioni o innovazioni (lasciate stare il fintech, non è una questione digitale) che prevedano di finanziare, come se nulla fosse, aziende assai rischiose.
La seconda questione riguarda le imprese rischiose finanziate da Illimity: forse c’era qualcosa che non andava proprio in quelle imprese o forse, vicenda ancora peggiore, sono state valutate male. Se il rischio è elevato, la valutazione dovrebbe essere ancora più accurata; forse è una questione di tradizione, di cultura degli affidamenti, di cultura del rischio, come dice EBA. E la cultura degli affidamenti italiana non è proprio una best practice mondiale.
Basta, perché poi dicono che parlo sempre delle stesse cose.
À la prochaîne.