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Non succede, ma se succede…

È tutto spiegato molto bene in questo articolo che trovate qua https://www.startmag.it/economia/tutti-i-dubbi-sul-golden-share-su-unicredit-banco-bpm/ e che brilla per chiarezza di esposizione e per la logica con cui affronta l’argomento.
Solo alcune notazioni, giusto per non restare senza parole.

L’OPS di Unicredit su Banco BPM verosimilmente non andrà in porto e il CdA della Banca guidata da Orcel si riunirà la prossima settimana per decidere di ritirare l’offerta. Nel frattempo giova ricordare, come fa l’articolo succitato, che il Governo ha deciso di esercitare la Golden Power per presunte ingerenze estere, facendo finta di ignorare che i francesi sono in Unicredit come in Banco BPM e, più in generale, di non sapere che sul sistema bancario l’ultima parola spetterebbe alla BCE, trattandosi di operatori tutti ricompresi nell’ambito della Vigilanza comunitaria.

Tant’è: non succede, ma se succede? È più facile dire, alla luce delle notizie di oggi, che non accadrà e che l’OPS sarà ritirata: quindi, non succede. Ma quello che succede, piaccia o no al Governo -che, sul punto, non ha una politica propria, così come non ha una politica industriale; questo Governo ha solo una chiara politica, quella anti-migratoria- è l’inarrestabile processo di consolidamento del sistema bancario e finanziario italiano ed europeo, che sembrano entrambi destinati ad un “pluralismo a sovranità limitata”.

I primi ad avere sperimentato -a mio parere con una maggior dose di aspetti positivi piuttosto che il contrario- sono gli amici del Credito Cooperativo, che a seguito della Riforma Renzi di un decennio fa hanno dovuto aderire ad un gruppo e poi, progressivamente, hanno scelto di fondersi, creando banche regionali e talvolta pluri-regionali, le cui dimensioni e il cui volume di operatività non sono minimamente paragonabili a quelli delle “vecchie” Bcc o Casse Rurali.

Non può sfuggire che un simile processo, terremotando organizzazioni proporzionate ad una scala schiettamente locale, provinciale quando non comunale, ha creato, con percorsi più o meno lineari, competitor aggressivi, capaci di macinare utili e di generare ROA di tutto rispetto su asset sempre più grandi. Si tratta dello stesso processo già vissuto in precedenza da realtà bancarie più importanti, quello che ha portato alla chiusura degli sportelli e alla riduzione del personale bancario.

Ora, è abbastanza verosimile che si mantenga, perlomeno nel medio termine, un certo pluralismo degli operatori bancari, nel quale convivano, accanto a banche SPA private, banche di credito cooperativo e, più in generale, banche di prossimità. Ma si tratta di un pluralismo a sovranità limitata, stretto com’è tra desiderata governativi non troppo chiari, se non per essere talvolta meramente “italioti” e poteri di Vigilanza della BCE.

Nel frattempo i CdA delle banche, di tutte le banche, presentano i bilanci 2024 con utili stratosferici, frutto certamente dell’imperativo evidenziato nella scorsa newsletter (vendere, vendere, vendere) e di conseguenza, di un’organizzazione del lavoro nella quale i dipendenti sono sempre meno valorizzati se non, appunto, per le loro capacità commerciali.
Ecco, forse dobbiamo abituarci a un eco-sistema creditizio e finanziario che, volente o nolente il potere politico (o la teoria finanziaria, o quello che penso io sia meglio…) è destinato alla concentrazione: e questo è successo e continua a succedere e, anche se nessuno lo dirà mai, piace molto al Vigilatore, di tutti i Paesi.

Meno competitor, quelli che restano tutti un po’ più grandi, meno problemi per chi deve sorvegliare.
Quindi smettiamo di farci domande?
Di interrogarci sul futuro delle banche e del lavorare in banca?
Di chiedersi cosa voglia dire fare banca?
Certo che no: ma quello che doveva succedere è già successo e non smetterà, dunque meglio affinare conoscenze e capacità critiche personali.
Non smettete di studiare, preparatevi anche se non è richiesto, esercitate la critica.
E chiedetevi sempre il perché delle cose che fate.
Buon lavoro.