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Peccati veniali, peccati mortali.

Così, scherzosamente, pare che il grande banchiere Enrico Cuccia definisse l’ipotesi che il banchiere scappasse con la cassa (chissà come si scappa adesso, con le casse digitalizzate…?); molto peggio, peccato mortale, quello di tradire la fiducia dei propri clienti.  Quel patrimonio intangibile, lo insegniamo anche nelle nostre aule universitarie, che conta come e forse più del patrimonio di vigilanza, quello che definisce l’operatività di una banca.

Cuccia ci manca? Be’, la risposta è facile, certamente sì: in un certo periodo storico, quello che va dal secondo dopoguerra all’entrata in vigore dell’Euro, il Consigliere Delegato ha fatto per molti versi, la politica industriale italiana, quella che è mancata, e continua a mancare, nei programmi politici di tutti i partiti.

Ma per fare una politica industriale bisogna scegliere; e scegliere, nonostante il decisionismo della maggioranza assai ampia di cui gode il Governo Meloni, non è nelle corde di nessun politico attuale, tranne forse di Salvini che vuole fare il Ponte, ma non vuole il MES: tralasciando così la madre di tutte le riforme (è bene ricordare chi ha dato certe definizioni “la madre di” per primo: Saddam Hussein).

Già, il MES. Non ratificarlo, come hanno fatto tutti, compreso quel genio criminale di Orban, significa non potere usare un meccanismo di mutualità che, fosse stato in vigore nel 2011, forse avrebbe impedito la caduta del Governo Berlusconi, l’arrivo del “Vampiro” Mario Monti e tutto quanto ci ricordiamo di quel periodo non esattamente felice della storia patria. Perché è questo che i commentatori interessati non dicono, come le donne (Fiorella Mannoia, semi-cit.): che un meccanismo mutualistico assicurativo impedisce che tu vada a sbattere e che, se proprio ci vai, tutto quanto resti a tuo carico. Ieri il Sole24Ore ventilava l’ipotesi del fantasma che si aggira per l’Italia, quello delle insolvenze dei prestiti Covid. Il patto sociale sul quale si regge l’Italia difficilmente arriverà indenne fino al 2030, perlomeno per come è stato costruito finora: ci sono 5,6 milioni di italiani sotto la soglia di povertà e ognuno di noi, neonati compresi, ha circa 50.000 € di debito a cranio. Non male come orizzonte per un governo di legislatura, che ha sì ereditato l’enorme incommensurabile idiozia del 110%, ma che non ha un solo membro del parlamento allora in carica che non lo abbia votato, il famigerato 110%. Se c’è un Paese cui il MES potrebbe prossimamente servire, siamo proprio noi, anche se ovviamente nessuno se lo augura: a nessuno piace dirlo, così come a nessuno piace dire che dall’acronimo PIGS si sono sfilati, con politiche coraggiose, proprio Portogallo, Spagna e Grecia, quest’ultima con la Troika in casa.

Ci vorrebbe ancora Enrico Cuccia, che telefona non a Gianni Agnelli, ma a Giorgetti, o meglio, al Presidente Meloni e le dice: “Non ci capisco niente nei tuoi conti, ti mando uno bravo”.

Forse, solo forse, bisognerebbe “parlare di Maria”, come diceva il grande Gaber.