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The day after (le jour après).

La foto, dell’istituto Luce, riporta l’ammaina bandiera francese il giorno della “coraggiosa” invasione della Francia da parte di Mussolini, 19 giugno 1940. Temevo di dover scrivere una newsletter come questa la settimana scorsa, quando ho cominciato a pensare a come sarebbe finita nelle urne ieri sera alle 23.00. Come sia finita lo sappiamo ormai tutti e, anche se una maggioranza “Ursula” si farà ugualmente, non si può fare finta che non sia successo nulla. Sento parlare della mancata gestione della globalizzazione, del costo troppo caro della transizione verde: e come dimenticare, del resto, la messa a ferro e fuoco di Parigi nei sabati in cui i gilet jaunes incendiavano i grandi viali dello shopping e le botteghe del lusso. Tutto quanto si può fare meglio, incendiare serve solo a esacerbare gli animi.

La bandiera la ammaina il Presidente Macron, che io personalmente stimo, ma la ammaina pure la Germania, nella figura del suo attuale presidente del Consiglio, Scholtz. Qualcuno ha rievocato il motivo per cui è nata l’Unione Europea, all’origine denominata CECA, ovvero comunità europea del carbone e dell’acciaio: e non fu appena per neutralizzare la Germania, e renderla inoffensiva dopo che aveva provocato due guerre mondiali.

No.

La CECA si fece per cooperare su temi molto concreti e, come nucleo della futura UE, nacque a partire dai bisogni più immediati, da ciò che serviva per rimettere in piedi le economie di paesi, vincitori e vinti, rovinati e distrutti dalla guerra. La UE è andata avanti allargandosi sempre di più, includendo e non escludendo (chi se ne è andato non sta meglio, chiedere a Mr. Sunak), restituendo sempre, sotto forma di contributi, di partecipazione economica ma non solo, tutti i quattrini ricevuti sotto forma di IVA che i vari Paesi le versavano. Questo aspetto piace dimenticarlo a tutti coloro che parlano solo dei burocrati di Bruxelles o della circonferenza delle zucchine, ma questo aspetto si chiama cooperazione: e ne facevano uso anche in Scozia, ovvero nel Regno Unito, quando ebbi occasione di recarmi lassù, una decina di anni fa.

Due considerazioni mi sento di fare, la prima: si legge sempre meno la storia, la si conosce sempre di meno, la si distorce sempre di più. Marine Le Pen eredita Vichy, il Maresciallo Pétain e tutto quello che ha significato per la Francia l’appeasement prima, il collaborazionismo poi, con i nazisti. Salvini tiene tanto a questa dama très charmante da aver candidato il generale Vannacci in tutte le circoscrizioni, oltre ad aver detto che farà gruppo insieme a lei a Strasburgo.

La seconda: come disse Mario Draghi il giorno dell’insediamento del suo Governo (mai abbastanza rimpianto), “non c’è sovranità nella solitudine”. Non staremo meglio in un’Europa dove il primo comandamento riguarda sé stessi: perché è quella stessa Europa che ci ha dato i fondi per ripartire dopo il Covid 19 che stravolgerebbe la sua natura.

Ma chi non conosce la storia, non conosce neppure quella recente: e Dio solo voglia che non si ripeta.

Come direbbe Guccini, “fate mo’ bene”.