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La redazione del business plan e la stima degli impatti sulle grandezze economico-finanziarie nelle operazioni straordinarie

La redazione del business plan rappresenta un momento decisivo delle operazioni straordinarie poiché raccoglie gli elementi di continuità e soprattutto di discontinuità, illustrando a tutti gli stake-holder, prima di tutto interni e poi esterni alla gestione, quale sia la probabile evoluzione dell’azienda e i conseguenti impatti sulle grandezze economico-finanziarie.

Quest’ultimo aspetto del business plan assume un’importanza ancora maggiore in questi tempi di post-crisi (forse) e di ripresa (faticosa) poiché le banche vi annettono un’importanza crescente. Non a casa pochi giorni fa abbiamo ascoltato dalla viva voce di un capo area di una grande banca diffusa su tutto il territorio nazionale che “senza il business plan il rating dell’impresa peggiora, con il business plan migliora sensibilmente”.

Si tratta di un’affermazione tutta da verificare ma senza dubbio il finanziatore bancario è molto più attento, rispetto al passato, alla prevedibile evoluzione della gestione e vuole conoscere anticipatamente gli impatti sulle grandezze economico-finanziarie delle scelte imprenditoriali. Se il business plan risulta essere ben redatto, magari con l’aiuto di consulenti preparati e dotati di esperienza, è in grado di mostrare che l’impresa è consapevole dei passi che sta compiendo e di quanto tali passi influenzino, a futura memoria, la capacità di reddito e la capacità di rimborso.

Tale enunciazione è buona prassi in tempi di gestione normali e tanto più necessaria nel caso in cui l’azienda sia coinvolta in operazioni di natura straordinaria che, a parte le trasformazioni, ne modificano gli assetti proprietari e la composizione del capitale investito, le fonti di finanziamento e la redditività (acquisizioni, fusioni, scissioni, aumenti di capitale, etc).

Un esempio: l’OPA su Telecom


Per esemplificare il concetto espresso attraverso un’operazione ben nota a chi legge, basterebbe pensare alle conseguenze dell’OPA lanciata a cavallo del 2000 su Telecom Italia da parte della cordata di imprenditori che poi se la aggiudicò.

Una scalata ostile a seguito della quale Telecom Italia, dapprima caratterizzata da elevata redditività, elevata capitalizzazione e finanze floride grazie alla produzione di elevatissimi flussi di cassa, si ritrovò indebitata ultra vires proprio a causa del successo della scalata stessa, che terminò con l’addossare alla preda i debiti contratti dallo scalatore per acquisirla. Debiti che tutt’ora risultano insostenibili.

La redazione del business plan per illustrare convenienza e fattibilità


Premesso che la redazione del business plan non può essere ridotta alla mera elencazione dei dati contenuti nei bilanci di previsione, è ovvio che tale documento deve illustrare la convenienza economica dell’operazione e la sua fattibilità finanziaria, in particolare in una prospettiva strategica che vede l’azienda proiettarsi nel futuro più immediato con palesi modificazioni nella composizione del capitale investito (soprattutto qualora aumentino il capitale fisso e il circolante netto operativo) e della redditività, a livello di MOL e di risultato operativo.

Gli impatti sulle grandezze economico finanziarie assumono maggior rilevanza e sono bisognosi di una spiegazione accurata quanto più l’operazione straordinaria che si prospetta assume una valenza strategica rispetto alla gestione ordinaria e non rappresenta un mero aggiustamento di interessi o un’operazione effettuata in chiave meramente fiscale (per ridurre l’imponibile) o di difesa patrimoniale degli interessi dei soci rispetto alle banche.

Il business plan deve dunque individuare le ragioni economiche che hanno condotto alla decisione di un’operazione straordinaria che, in quanto tale, è sempre costosa e relativamente impegnativa sotto il profilo temporale, cambiando (in tutto o in parte) pelle all’azienda. Tanto che quest’ultima non sarà più la stessa alla fine del processo.

Il suo contenuto resta il medesimo rispetto a quello di un’azienda che si trovi semplicemente ad affrontare la gestione ordinaria, ma il mutamento delle condizioni legali, degli assetti proprietari e degli obiettivi rendono necessaria una revisione del business plan già approvato, quando non un suo totale rifacimento.

La valutazione degli impatti economico-finanziari


Salvo nei casi già illustrati in precedenza, sarebbe quantomeno superficiale ipotizzare che un’operazione straordinaria sia meramente una questione fiscale e o di modifiche nella governance aziendale, quando invece è necessario prendere atto che l’azienda “cambia pelle”.

Gli impatti economico-finanziari devono essere illustrati in un nuovo bilancio di previsione che tenga conto delle nuove decisioni sotto il profilo economico, finanziario e patrimoniale. Particolare cura dovrà essere posta nella redazione del business plan a possibili errori di sopravvalutazione del fatturato, che potrebbe essere parzialmente “cannibalizzato” in operazioni di fusioni o acquisizione, nonché a non esagerare in ottimismo quanto al conseguimento di economie di scala e a risparmi sui costi, sulla carta facili di attuare ma molto più complicati da realizzare.

Sotto questo profilo la redazione del business plan e la valutazione degli impatti economico-finanziari richiedono la stessa prudenza e la stessa professionalità al fine di stimare correttamente il fabbisogno finanziario di previsione e la sua probabile evoluzione.

Anche per le operazioni straordinarie l’unico criterio di bontà è valutare se l’operazione sia foriera oppure no del miglioramento e del consolidamento delle condizioni di equilibrio economico e finanziario.