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Il ruolo degli stakeholder nell’analisi di benchmark: criticità e potenzialità

L’analisi di benchmark può essere utilizzata non solo per confrontare i risultati aziendali delle imprese commerciali rispetto a quelle medie del settore o ai best performer del mercato di appartenenza, ma anche per evidenziare le potenzialità da sfruttare con riferimento alle condizioni contrattuali concesse dagli stakeholder. Stiamo parlando nello specifico del costo medio dell’indebitamento per il capitale di debito, delle dilazioni dei pagamenti e delle condizioni del credito di fornitura contrattate/subite in prevalenza dai fornitori, soprattutto da quelli strategici.

All’interno del conto economico e, più in generale, dei bilanci delle imprese commerciali è facile individuare uno stretto collegamento tra le componenti del costo del venduto (dato da rimanenze iniziali, più acquisti meno rimanenze finali), il loro rapporto con il fatturato e il credito di fornitura.

In altre parole poiché il costo del venduto rappresenta nelle imprese commerciali “il costo” per eccellenza, mentre tutti gli altri sono strutturali (affitti, personale etc.) o discrezionali (esempio pubblicità, compensi ai titolari e amministratori), ci si deve riferire a esso per comprendere sia la forza relativa dell’impresa rispetto ai fornitori sia le sue scelte di politica commerciale.

Il benchmark: fattore cruciale per le imprese

Considerando l’ultimo profilo, grazie al benchmark si può osservare anche l’andamento del costo del venduto in rapporto agli sconti per quantità concessi dai fornitori, ai premi per consumi, le CAM (contributi a margine) e voci analoghe.

Dal momento che la prassi di molte industrie ultimamente prevede prezzi pieni e pagamenti anticipati, l’analisi del benchmark diventa un fattore ancora più importante su tale punto, realmente cruciale per le imprese commerciali.

Tale imposizione da parte della grande industria o del settore ingrosso implica infatti un’effettuazione anticipata con termini spesso assai penalizzanti.

Solo in un secondo momento, in genere nell’esercizio successivo, si arriva a calcolare correttamente i premi e gli sconti dovuti all’esercente finale, il quale però, nel frattempo, è dovuto procedere a un pagamento anticipato e a prezzo pieno.

Il ruolo degli stakeholder commerciali

L’attività degli stakeholder commerciali (così come delle banche e degli operatori finanziari) arriva a incrociarsi con effetti che possono essere riassunti in 5 punti:

  1. Chi dispone di elevati ammontari di equity e lavora a sua volta con “soldi propri” deve essere incentivato a utilizzare la propria riserva di liquidità interna, sia per sfruttare la possibilità di ottenere sconti finanziari per pagamenti anticipati, sia per la modestissima o nulla redditività delle attività finanziarie in questo momento storico.
  2. Il bassissimo livello dei tassi di interesse, che ha raggiunto i minimi in questa fase di congiuntura economica, rende conveniente anche in termini assoluti l’utilizzo del capitale di debito. Un capitale che rimane facilmente accessibile a tutte le aziende minimamente strutturate, anche se va sottolineato che nelle imprese commerciali il debito finanziario dovrebbe essere l’eccezione e non la regola.
  3. Ad alcuni clienti caratterizzati da una particolare forza commerciale (si pensi, per restare nell’ambito della grande distribuzione italiana, alla Coop) conviene fare da banca ai propri fornitori, incentivandoli con sconti finanziari e pagamenti anticipati.
  4. Occorre tenere presente il gioco delle consegne di fine anno, con il consignement stock che può variare sia nelle quantità sia nei tempi di esecuzione a seconda delle diverse e contrapposte esigenze del compratore e del venditore.
  5. È possibile che il magazzino finale sia più elevato alla data del 31 dicembre di quanto dovrebbe essere mediamente. Ciò avviene perchè il compratore ha dovuto approvvigionarsi anche per il mese di gennaio e/o febbraio.

I bilanci e l’analisi di benchmark

In ogni caso per valutare correttamente tutte le variabili sovra-illustrate in un’analisi di benchmark si deve procedere mediante la costruzione di bilanci riclassificati riguardanti ampie serie storiche, con l’obiettivo di sterilizzare gli effetti di situazioni specifiche che mostrino “picchi” poi normalizzatisi.

Tra le voci più importanti figura quella definibile come “Altri proventi” o “Ricavi diversi d’esercizio”, legata esclusivamente all’attività caratteristica dell’impresa commerciale e non nell’accezione (in vigore nei principi contabili dal 2016) che comprende anche i ricavi di natura straordinaria.

Al riguardo dovrebbe essere possibile evidenziare i premi e i contributi a margine, gli sconti quantità e gli abbuoni attivi conseguiti grazie al volume d’affari ottenuto.

Di seguito si devono individuare, sia nel bilancio dei propri concorrenti sia in quello della propria impresa, quali siano stati gli input iniziali (rimanenze iniziali più acquisti) in relazione al fatturato, per comprendere se la gestione sia volta oppure no a ottimizzare gli acquisti e l’ammontare delle giacenze di magazzino.

Con riguardo a queste ultime è necessario evidenziare in chiave di benchmark il maggiore o minore tasso di rotazione delle scorte al fine di valutare l’efficienza commerciale nella gestione degli approvvigionamenti, resa più chiara dall’incrocio del dato con quello degli input iniziali.

Uno strumento vantaggioso a livello finanziario

A seconda della politica finanziaria prescelta dall’imprenditore e dalla struttura finanziaria adottata, tramite l’analisi di benchmark è possibile comprendere le condizioni offerte dal mercato creditizio alle imprese in questione così come il tasso medio di dilazione dei pagamenti praticato dai fornitori.

Nel primo caso si può procedere al calcolo del ROD o return on debt, ovvero il costo medio dell’indebitamento (interessi passivi su indebitamento finanziario medio del periodo amministrativo), per valutarne l’andamento in valore assoluto e in relazione agli interessi passivi (quindi per misurare l’equilibrio economico) oltre che per verificarne il legame con l’utilizzo delle fonti bancarie a copertura del fabbisogno finanziario.

Nel secondo caso, nuovamente raccomandando l’utilizzo di ampie serie storiche, si devono calcolare i giorni medi di dilazione accordati dai fornitori e verificare se in corrispondenza di un allungamento del ciclo monetario dovuto a tale voce vi siano stati o meno miglioramenti del margine commerciale lordo e/o incrementi della voce altri ricavi/proventi diversi.

È bene ricordare infine che la scelta dell’uso del debito bancario rispetto a quello di fornitura deve essere ricondotta anche a problemi di window dressing relativi alla presentazione del bilancio d’esercizio e/o all’assegnazione del rating da parte delle banche finanziatrici.