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Il trend del settore turistico alberghiero nella provincia di Rimini

Traendo alcuni dati tratti dai bilanci di un campione di circa 500 hotel della provincia di Rimini per il biennio 2014-2015 (vedi nota a fondo articolo), possiamo aiutare a comprendere l’andamento del settore turistico alberghiero soprattutto per quel che riguarda la redditività nell’impresa alberghiera.

Fatturato in crescita, ma non mancano le preoccupazioni


Tra i primi dati da sottolineare vi è il tasso di crescita del fatturato, pari al +5,24% nel periodo considerato, certamente positivo e in linea con la generale tendenza di lenta ripresa economica.

Tale crescita si riflette su una redditività operativa che riesce a coprire gli oneri finanziari, il cui rapporto con il risultato operativo è mediamente del 34%. Senza dubbio sinonimo di una buona situazione di equilibrio economico, tuttavia deve interrogare: si tratta di verificare la spiegazione del ricorso a mezzi finanziari di terzi, ovvero il fabbisogno finanziario, che negli alberghi è per lo più legato a investimenti e non alla gestione corrente.

Sotto tale profilo è preoccupante che il ROS (Return on Sales), ovvero la percentuale di incidenza del reddito operativo sul fatturato, sia pari solo al 3,1%: tale dato indica che, seppure il campione di hotel esaminato mostri mediamente una redditività in grado di ripagare il costo del debito, questa risulta tuttavia assai esigua in rapporto alle vendite.

È significativo poi annotare che il ROI medio (ovvero la redditività del capitale investito a qualunque titolo in hotel) si colloca intorno al 7,01%, mentre il ROE (ovvero la redditività del capitale proprio) presenta segno negativo, -0,85%.

Questo ultimo dato può essere spiegato in ragione di almeno due probabili motivi: da un lato la scarsa capitalizzazione delle Pmi italiane, cui non fanno eccezione gli hotel, dall’altro il fatto che molti alberghi hanno un patrimonio netto negativo a causa di prelievi di utili (inesistenti) eccessivi o di perdite.

In entrambi i casi si tratta di un indicatore che denota la dimensione ancora troppo piccola e “familiare” dell’azienda-hotel.

Troppi debiti
Tutte le realtà nel campione considerato risultano essere molto indebitate, con un totale che supera il fatturato.

Tale situazione può essere considerata relativamente “normale” nel settore turistico-alberghiero, ma è al contempo preoccupante: in media gli hotel considerati hanno debiti pari al 128% delle loro vendite, tipico caso che descrive la fattispecie di sovra-investimento e sovra-indebitamento.

Tale eccessivo valore è comprovato anche dal rapporto tra il totale dei debiti finanziari esistenti alla data di chiusura del bilancio e l’Ebitda, ovvero il risultato operativo più gli ammortamenti e gli accantonamenti (in parole povere, il flusso di cassa grezzo, potenziale o economico che dir si voglia, che l’hotel è in grado di generare durante un certo periodo amministrativo).

Paragonare l’Ebitda al totale dei debiti finanziari significa verificare la sostenibilità dei debiti contratti attraverso un semplice rapporto che indica il numero di anni necessari a ripagare il solo capitale preso a prestito (trascurando quindi di ripagare altri creditori, imposte e interessi passivi).

Nella migliore prassi degli analisti nazionali e internazionali tale valore non dovrebbe superare la cifra di 5, nel caso degli hotel del campione esaminato è pari a 4,43, ovvero mediamente entro la soglia ma in situazione limite.

Le strutture alberghiere in esame dovrebbero quindi porre grande attenzione qualora decidessero di finanziarsi ulteriormente presso terzi, poiché rischierebbero di sovra-indebitarsi pur in presenza di un ROI positivo.

Conclusioni

Ragionando in termini di solvibilità, l’autofinanziamento netto generato dalla medie delle aziende del campione si attesta intorno al 5,49% delle vendite, a segnalare che il flusso di cassa disponibile per il servizio del debito, la remunerazione del capitale e l’effettuazione di nuovi investimenti non è molto elevato.

Dai dati infatti emerge che il tasso di investimento è pari al 12,05%, ma soprattutto che i nuovi investimenti sono pari quasi al doppio degli ammortamenti (1,94).

Quest’ultimo valore deve essere considerato positivamente, poiché indica che gli hotel della nostra provincia investono oltre il doppio delle cifre che accantonano annualmente per spesare il capitale fisso in conto economico, a riprova di una volontà di rinnovo e ristrutturazione che è bene non venga meno, sia per la competitività del settore sia in generale per l’economia della provincia.

I dati sono tratti da database pubblici liberamente disponibili, oltre che a pagamento (per le imprese non gestite sotto forma di società di capitali), e riguardano esclusivamente imprese esercenti attività alberghiera: i risultati fanno parte di un confronto di benchmarking effettuato per alcune imprese clienti di R&A Consulting del settore alberghiero della provincia di Rimini.