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Quali sono le anomalie nella gestione del ciclo monetario dell’impresa commerciale?

Il ciclo monetario rappresenta il periodo di tempo che intercorre tra il momento in cui la merce entra nella disponibilità dell’imprenditore commerciale, viene esposta alla vendita o inserita in magazzino, e il momento in cui la vende e incassa il relativo corrispettivo.

Queste due ultime fasi in un’impresa commerciale retail dovrebbero coincidere, mentre in una realtà grossista risentono delle tempistiche di mercato e dell’esigenza, abbastanza comune, di “fare da banca” ai propri clienti, in genere esercenti al dettaglio e negozianti. In un’azienda di produzione invece si deve aggiungere anche il ciclo monetario inerente la lavorazione del prodotto.

Quello che vale nel caso delle imprese retail, dove il ciclo dovrebbe essere nullo o negativo, non funziona negli altri tipi di imprese a causa della durata delle scorte e dei tempi medi di incasso (caso delle imprese grossiste).

La funzione del ciclo monetario

Il ciclo monetario può essere calcolato facendo la somma della durata media dei crediti verso la clientela e dei giorni medi di permanenza delle scorte in magazzino, a questo poi si sottraggono i tempi medi di pagamento ai fornitori. Poiché non ne esiste uno uguale per tutti i tipi di imprese occorre fare riferimento alle medie settoriali, al tipo di attività effettivamente esercitata e alle condizioni nelle quali viene esercitato il business.

Se per un’azienda commerciale grossista è normale registrare un ciclo positivo (dove la somma dei giorni medi di scorta e di incasso, meno la dilazione media praticata dai fornitori sia maggiore di zero), non altrettanto dovrebbe verificarsi nel “retail” che di solito presenta un ciclo monetario negativo o nullo.

Per quale motivo occorre essere così attenti alle variazioni e alle eventuali anomalie del ciclo monetario? Semplicemente perché esse influenzano in modo decisivo le grandezze che fanno parte del capitale circolante netto operativo, il cui aumento può rappresentare un problema per la gestione della liquidità aziendale a causa del suo “effetto spugna”, dato che provocherebbe una diminuzione della liquidità molto preoccupante rispetto ai modesti redditi caratterizzanti il settore commerciale.

Quando le variazioni diventano un problema

Occorre controllare attentamente le eventuali variazioni anomale poiché possono risultare pericolose nella gestione della liquidità. In particolare va posta notevole attenzione a quelle che riguardano i crediti (derivanti per esempio da difficoltà a incassare, dall’orientamento a una diversa tipologia di clientela ecc.) e i debiti commerciali (mutato potere contrattuale dei fornitori, possibilità di anticipare premi e accordi con partner commerciali specifici).

I crediti verso clienti rappresentano un problema solo per le imprese commerciali grossiste, dal momento che la vendita avviene dietro incasso del corrispettivo. Le variazioni anomale possono identificarsi non solo di fronte alla difficoltà a incassare ma anche qualora siano state avviate campagne particolarmente aggressive che contemplano sconti e dilazioni di pagamento. In tal caso l’oscillazione del ciclo monetario può generare ulteriore fabbisogno finanziario perché si genera una diminuzione delle redditività che incide negativamente sul livello di autofinanziamento.

Una variazione anomala del ciclo nella componente dei crediti commerciali potrebbe segnalare difficoltà gestionali dell’azienda che non ha monitorato attentamente i pagamenti della propria clientela.

La nostra esperienza ci ha insegnato che spesso l’aumento delle vendite non compensa la liquidità assorbita dal circolante attraverso la crescita dei margini. È dunque opportuno verificare con attenzione ex-ante le possibili conseguenze di politiche commerciali basate sull’allungamento dei tempi di incasso.

Alcune anomalie del ciclo monetario

Ulteriori anomalie possono derivare dai rapporti con i fornitori strategici, ovvero aziende dei cui prodotti non si può fare a meno, pena la perdita di competitività e di significative quote di mercato.

Accade sovente (per esempio nel settore automobilistico, nell’elettronica di consumo, e nell’abbigliamento in franchising) che i fornitori condizionino la scontistica praticata alla clientela con pagamenti pronta cassa o a dilazioni del credito commerciale molto modeste, oltre ad ammontare di ordini minimi spesso molto elevati.

Non è infrequente che gli stessi premi sul fatturato o sui consumi siano erogati con ritardi svantaggiosi per quelle imprese che all’inizio devono fare magazzino, pagarlo rapidamente e solo in seguito al bilancio annuale già chiuso possono contabilizzare con esattezza i premi e i contributi a margine di cui hanno diritto.

I debiti commerciali possono quindi rappresentare sia la misura della fiducia che riscuote l’imprenditore presso i suoi stakeholder, sia un problema per la liquidità (laddove sia necessario saldarli con scadenze assai brevi). Sotto questo profilo la gestione del magazzino riveste un’importanza notevole: l’aumento di merci immagazzinate (spesso in parte causato dal commercio online) rappresenta un allarme di grande rilievo per l’imprenditore e gli stakeholder perché segnalerebbe una gestione problematica.

Il ciclo monetario deve essere gestito con attenzione ricordando che l’effetto spugna provocato nel capitale circolante netto operativo è un flusso di cassa molto importante ma non quanto il reddito.