skip to Main Content

Il capitale circolante netto commerciale: quanta liquidità assorbe il tuo ciclo monetario?

Il capitale circolante netto commerciale (detto anche operativo o funzionale) ha un ruolo fondamentale nella valutazione del fabbisogno finanziario e nel suo sostegno da parte delle banche. Ma, paradossalmente, è troppo spesso ignorato dalle imprese e dai loro manager.

La sua funzione è quella di assorbire liquidità (e quindi risorse finanziarie) attraverso la sua espansione e di generarle attraverso la sua diminuzione, agendo come una spugna.

Il capitale circolante netto operativo, che per semplicità chiameremo più brevemente CCNO, è composto da voci che, “circolando”, si tramutano in breve tempo in entrate e/o uscite di liquidità: il totale dei crediti verso clienti più il valore delle rimanenze meno il totale dei debiti verso fornitori per merci.

La composizione del CCNO


Il CCNO è dunque formato dai ricavi non incassati (i crediti verso la clientela) e dal valore del magazzino (ossia i costi sospesi perché non ancora di competenza dell’esercizio) meno i costi non pagati (i debiti verso fornitori).

Se il conto economico delle imprese si costruisce applicando il principio della competenza economica, non è detto tuttavia che i costi e i ricavi siano pagati e incassati simultaneamente al loro sostenimento e conseguimento. Solo in un mondo del tutto ipotetico ogni fattura di vendita sarebbe incassata immediatamente, così come quella in entrata sarebbe pagata subito e non esisterebbero le scorte. Si tratta di un mondo così teorico che neppure il più liquido dei giganti del commercio mondiale, Amazon, può immaginare.

Gli utili o le perdite non corrispondono mai integralmente alla liquidità prodotta o assorbita dalla gestione, dal momento che non tutti i ricavi sono stati incassati, non tutti i costi sono stati pagati e vi sono voci, come le rimanenze finali, che sono ricavi in quanto “costi non di competenza”.

Per questo motivo è basilare la comprensione dell’ effetto spugna prodotto dal CCNO.

Il capitale circolante netto e l’effetto spugna

  1. Quando un’azienda vende e non si cura di incassare tempestivamente, anche se la banca anticipa il credito maturato verso terzi, risulterà una mancanza di risorse finanziarie.
  2. Quando aumentano le merci invendute in magazzino si stanno accumulando costi che fino a quel momento non sono serviti a generare ricavi e che saranno soggetti al rischio di svalutazione.
  3. Infine quando si paga immediatamente i fornitori si può ottenere uno sconto per pagamento pronta cassa ma si hanno anche uscite corrispondenti al costo registrato.

Quanto illustrato nei 3 punti sopra dipende dal cosiddetto ciclo monetario, ovvero il tempo che intercorre dal momento in cui l’impresa acquista, paga, produce, lavora e commercializza il prodotto e/o la merce, fattura e poi incassa.

È facile intuire che il ciclo monetario ideale è quello di un supermercato e, più in generale, della grande distribuzione e dei dettaglianti. Questo tipo di imprese infatti incassa appena vende il prodotto, paga con un relativo ritardo i propri fornitori e, se è abile nella gestione del magazzino, tiene come scorta unicamente il valore della scorta ottima minima.

In queste circostanze ci si trova di fronte a un capitale circolante netto operativo negativo, ovvero il migliore punto di partenza per la gestione della liquidità.

Non si può ignorare che tali circostanze riguardano una ristretta cerchia di aziende, che si possono permettere di incassare immediatamente quanto vendono o per il tipo di attività svolta (grande distribuzione o dettaglianti) o per la forza del loro marchio (si pensi per esempio ad Apple).

In tutti gli altri casi la maggioranza delle imprese deve fare i conti con un mercato che consente incassi più o meno dilazionati, con fornitori che esigono pagamenti ravvicinati e con la necessità di disporre, soprattutto nel settore commerciale, di un adeguato assortimento di merci per soddisfare la clientela.

Il CCNO dipende da tutti questi fattori e la sua espansione/diminuzione è tanto più dispendiosa/favorevole (e viceversa) quanto maggiore è la variazione della sua entità. In altre parole assorbe o libera le risorse finanziarie in base alla pressione esercitata.

L’ammontare del capitale circolante netto operativo


Sorge allora la domanda: quanto dovrebbe essere l’ammontare corretto di CCNO in un’impresa, soprattutto in una commerciale? Posto che in generale il suo livello deve essere confrontato rispetto alle vendite, è giusto ritenere che un rapporto pari o superiore al 30% indichi un CCNO certamente “pesante” e foriero di possibili evoluzioni negative per la gestione della liquidità, accettabile tuttavia solo nelle imprese che esercitano il commercio all’ingrosso o nelle imprese di servizi.

Al contrario nel commercio al dettaglio o nella grande distribuzione il CCNO deve essere negativo o di poco superiore allo zero, e in ogni caso non dovrebbe superare il 10% delle vendite.

Ogni imprenditore in base alla lunghezza del suo ciclo monetario è in grado di comprendere quanto fastidioso o favorevole possa essere il capitale circolante netto operativo in relazione alla propria gestione.