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Come fare un benchmarking competitivo: i punti di forza e di debolezza dell’impresa

Il tema del benchmarking competitivo nelle imprese manifatturiere assume un’importanza sempre maggiore alla luce della cosiddetta industria 4.0, ovvero della rivoluzione digitale che sta interessando il mondo di tutte le imprese, industriali, commerciali, di servizi.

Questa rivoluzione ha raggiunto in modo silenzioso quasi tutti i settori economici durante la Grande Crisi, trasformandoli talvolta in maniera repentina, talvolta in maniera più lenta, ma comunque costante e inesorabile, al punto che è difficile parlare del tema del benchmarking senza affrontare quello della trasformazione dei processi e dei prodotti indotta dalla digitalizzazione stessa.

Come fare un benchmarking competitivo dunque? I punti di forza e di debolezza di un’impresa manifatturiera, in quest’ottica, non possono essere semplicemente il fatturato o i costi ma, utilizzando una visione di medio-lungo termine, devono prendere a paragone la capacità di fare investimenti, l’intensità del capitale investito in rapporto al fatturato e, soprattutto, la redditività del capitale investito o Return on investment (ROI).

In altre parole, se pure il paragone con le imprese concorrenti (e la verifica dello stato di salute degli stakeholders) deve partire da un approccio basato sulla verifica della economicità della gestione (e quindi sulla consistenza nel tempo del risultato operativo), si dovrebbero aggiungere ulteriori punti ai temi da verificare in particolare per quanto riguarda i nuovi investimenti tecnici e gli ammortamenti.

Come fare un benchmarking competitivo e su quali dati


I nuovi investimenti tecnici di un’azienda di proprietà sono noti, quelli dei concorrenti sono invece facilmente rintracciabili mediante il rendiconto finanziario in relazione alle uscite di liquidità verificatesi al riguardo, Tuttavia si deve tenere presente che in taluni casi gli investimenti potrebbero essere stati effettuati mediante la tecnica del leasing e dunque diventa opportuno indagare anche sul peso assunto da tale tipo di costi all’interno del bilancio (normalmente all’interno della voce “costi per godimento di beni di terzi”).

Un ammontare elevato di investimenti non può essere valutato come un fattore di innalzamento della competitività, anziché di semplice mantenimento della stessa, poiché si dovrebbe poter conoscere (e questo per i concorrenti non sempre è facilmente attuabile) quali investimenti siano di sostituzione, ampliamento, trasformazione. Tale ripartizione si basa sugli effetti prodotti dagli investimenti stessi in base alla loro natura.

  • Nel caso degli investimenti di sostituzione non si ha alcun miglioramento della capacità produttiva, ma unicamente uscite di liquidità
  • Negli investimenti di ampliamento si hanno invece incrementi di capacità produttiva ma anche innalzamento dei costi fissi e quindi del punto di pareggio
  • Per gli investimenti di trasformazione (o ristrutturazione o riconversione), pur dovendo mettere nel conto una maggiore rischiosità prospettica, si affronta decisamente il tema del miglioramento della qualità del prodotto e del processo, nonché quello dell’innovazione

È evidente che la questione degli investimenti non può essere ridotta a un fattore meramente quantitativo e quindi deve essere assegnato il giusto peso anche ad aspetti qualitativi come per esempio la natura materiale (impianti, macchinari, attrezzature etc…) o immateriale (brevetti, marchi, tecnologia) degli investimenti stessi. Inevitabilmente però il giudizio non può che essere riassunto dall’ammontare dei nuovi investimenti in rapporto sia agli ammortamenti, sia al fatturato che essi sono stati in grado o saranno in grado di generare.

Valutazione dei punti di forza e di debolezza dell’impresa


La risposta alla domanda come fare un benchmarking competitivo necessita di distinguere tra gli investimenti definibili come un punto di forza o un punto di debolezza dell’impresa manifatturiera. Sono un punto di forza nella misura in cui consentono di rafforzare e ove possibile far crescere il livello delle vendite e la redditività operativa. Diventano invece debolezza ogni qualvolta il fabbisogno finanziario registra (ripetitivamente e costantemente) uscite che non si traducono mai nella crescita aziendale o che si rendono indispensabili per il semplice mantenimento del fatturato (in tal caso, pur trattandosi di costi pluriennali, si dovrebbe pensare agli investimenti come a veri e propri costi d’esercizio ricorrenti, indipendentemente da come li si sia finanziati).

Il benchmarking competitivo nell’industria manifatturiera pertanto non può che essere conseguito in un’ottica di medio-lungo termine, che vede gli investimenti e il loro rapporto con la crescita e la redditività strettamente collegati.

  • I punti di forza dell’impresa sono pertanto rappresentati dalla capacità di far crescere il ROI a parità di capitale investito in rapporto al fatturato o in alternativa di mantenere lo stesso ROI riducendo l’intensità di capitale investito.
  • I punti di debolezza, viceversa, sono indicati dall’incapacità dell’azienda di crescere (e quindi da tassi di sviluppo del fatturato inerziali o pari al tasso inflazionistico) o dalla necessità di effettuare continui investimenti di mantenimento, senza che questo si traduca in un effettivo miglioramento del livello delle vendite e della redditività.