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L’importanza di un investimento sostenibile per la redditività aziendale

La relazione tra capitale investito e fatturato realizzato grazie a esso è da sempre uno dei temi più importanti per la gestione economico finanziaria dell’impresa commerciale, poiché i margini tipici del settore della distribuzione impongono di rapportare correttamente investimento sostenibile e rendimento atteso. Un ragionamento che potrebbe essere ripetuto per qualunque tipo di impresa.

I margini operativi delle realtà commerciali sono fortemente erosi dall’elevatissimo numero di competitor e dalla collocazione all’interno della catena distributiva, che situa questo tipo di aziende immediatamente a ridosso del consumatore finale.

Senza dimenticare poi che la digitalizzazione e il commercio elettronico incidono in maniera decisiva sulla redditività aziendale delle imprese commerciali.

Nonostante le economie più avanzate dimostrino che il commercio fisico e quello on-line sono complementari e non alternativi, nel breve termine tutte dovranno fare i conti con i problemi che la digitalizzazione pone.

Cosa si intende per investimento sostenibile?


Quando si parla di investimento sostenibile, riferendosi al settore commerciale, si deve guardare all’aspetto finanziario e a quello della convenienza.

  1. L’impresa deve essere in grado di ottenere un’adeguata copertura finanziaria per le proprie decisioni di investimento e di fare fronte alle proprie obbligazioni passive in maniera ordinata e alle scadenze pattuite.
  2. Qualunque azienda effettui un investimento influenzerà il denominatore nel calcolo del ROI (return on investment), ovvero il rapporto tra risultato operativo e capitale investito, dove quest’ultimo è dato dalla sommatoria tra debiti finanziari e capitale di rischio. Se tale risultato non aumenta, il ROI potrebbe abbassarsi e non essere adeguatamente remunerativo rispetto al costo del capitale e alle attese di rendimento dell’investitore.

Un investimento sostenibile per un’azienda commerciale assume in tal modo un doppio aspetto che riguarda da una parte il mantenimento e il consolidamento dell’equilibrio economico e finanziario, dall’altra l’analisi delle scelte dell’azionista e più in generale dell’investitore.

È da sottolineare che i due aspetti non sono contrapposti.

L’importanza di saper scegliere l’investimento


Negli anni che hanno preceduto la grande crisi si è assistito all’effettuazione di ingenti investimenti immobiliari da parte di aziende che, spinte dal voler aumentare il capitale nel tempo (immobilizzando risorse finanziarie di dubbia redditività), hanno bloccato la propria crescita e il proprio sviluppo invece di rafforzarne la competitività.

Al riguardo è legittimo affermare che spesso si è ecceduto negli investimenti tesi a tesaurizzare la ricchezza secondo la prospettiva, spesso rivelatasi sbagliata, che i capitali immobilizzati potessero rendere ancora di più rispetto a quanto atteso dalla redditività tradizionale.

Occorre infatti saper discernere i vari tipi di investimento che effettivamente siano utili a tutelare, incrementare la redditività aziendale e consolidarla nel tempo.

Poiché la formula competitiva e il ciclo tecnico-commerciale dell’impresa commerciale sono relativamente stabili nel tempo e la redditività del settore viene erosa costantemente dalla digitalizzazione, gli investimenti stessi devono essere decisi rispettando tale situazione di partenza.

La sostenibilità, in effetti, può essere allora meglio tradotta in termini di utilità effettiva per il rafforzamento nel tempo della capacità di reddito e della capacità di rimborso.

Il valore di un investimento


È fondamentale e basilare notare che solo alcuni tipi di investimento sono strettamente correlati alla generazione di valore nell’ambito caratteristico dell’impresa.

Alcuni esempi possono essere quelli relativi al miglioramento della logistica, alla gestione del magazzino, ai software che automatizzano il riordino e la scorta ottima minima, agli investimenti relativi al sito aziendale e al commercio on line.

Inoltre si possono citare gli investimenti necessari a migliorare il lay-out e il display del punto vendita, nonché le eventuali spese da sostenere per allargare e/o ottimizzare la superficie di vendita. Nello specifico la scelta di ampliare la superficie di vendita impone all’azienda di valutare attentamente le conseguenze di un innalzamento dell’ammontare dei costi fissi che tale decisione inevitabilmente comporta.

Gli investimenti necessari all’attività dell’impresa commerciale, in termini di creazione di valore, sono limitati e devono in ogni caso possedere il requisito della sostenibilità in termini di redditività attesa e della compatibilità finanziaria (ovvero della capacità di tradursi in un Ebitda prospettico rafforzato grazie alle decisioni di investimento adottate).

Se così non fosse si rischierebbe di appesantire il capitale investito senza adeguati ritorni, con il rischio di accompagnare, come spesso accade, il sovra-investimento al sovra-indebitamento (a parte l’ipotesi di investimenti di mantenimento, ovvero relativi alla manutenzione del capitale fisso che sono necessari, ma per i quali non può essere valutata la convenienza).

Il payback period di un investimento


Un’ultima considerazione riguarda inevitabilmente il periodo di ritorno di un investimento sostenibile, ovvero il cosiddetto payback period: il tempo entro il quale l’investimento si può considerare ripagato.

Data la brevità del ciclo tecnico-commerciale dell’impresa distributiva i tempi di rientro dell’investimento, per rivestire la caratteristica della sostenibilità, devono essere necessariamente brevi e non superare i 3/5 anni al massimo. Con tempi di rientro dell’investimento più lunghi si rischierebbe infatti di vedere vanificato lo sforzo imprenditoriale a causa dello sviluppo tecnologico e della digitalizzazione.