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Lo sviluppo del business e il livello di indebitamento

La crescita dell’impresa e lo sviluppo delle vendite richiedono sempre, salvo specifiche e rare eccezioni, l’incremento del capitale investito e di conseguenza un aumento del fabbisogno finanziario.

Posto che esiste un livello di partenza nel rapporto tra capitale investito e vendite, la composizione del primo e il mix tra equity e debiti finanziari influenzano la variazione del livello di indebitamento.

Una struttura finanziaria caratterizzata da un elevato indebitamento rende più difficile o comunque più costoso il ricorso a nuovo debito, perché la composizione delle fonti si manifesta squilibrata già in partenza, spingendo eventuali nuovi finanziatori ad applicare tassi più elevati o a razionare il credito.

D’altra parte il credito di fornitura viene utilizzato in questo periodo storico in maniera sicuramente diversa dal passato da parte delle aziende fornitrici.

Occorre premettere che maggiore è il rapporto tra capitale investito e fatturato, maggiore è anche l’apporto di capitale di rischio e la redditività attesa. Viceversa, la riduzione del capitale investito in rapporto alle vendite realizzate deve essere coerente con una minore redditività e una minore rischiosità del business.

La scelta però non può essere limitata alla semplice alternativa tra capitale di rischio e capitale di debito e quindi alla semplice fissazione del quoziente di indebitamento desiderato o desiderabile.

La leva del credito di fornitura e i suoi molteplici scopi

Si deve considerare l’importanza della leva legata al credito di fornitura, elemento fondamentale di qualunque scelta aziendale ed espressione della qualità in merito alle relazioni intrattenute con gli stakeholder.

Il credito di fornitura, tranne particolari eccezioni come nel caso dei prodotti agricoli (che a norma di legge devono essere pagati in tempi molto stretti per non penalizzare i produttori), può essere utilizzato per molteplici scopi.

Da una parte esso serve per poter evitare di fare ricorso a fonti di finanziamento onerose mediante la rinuncia al credito stesso e il pagamento anticipato. Dall’altra è talvolta indispensabile, come nel caso di imprese neo-costituite o che ampliano il proprio business, ottenendo proprio dai fornitori gli approvvigionamenti necessari per allestire punti vendita, ampliarli e aprirne dei nuovi.

A priori non può essere fatta una valutazione di convenienza su quale sia la migliore scelta tra l’utilizzo del credito di fornitura e quello bancario.

Il maggiore utilizzo del credito di fornitura porta con sé la compressione del capitale circolante netto operativo, liberando liquidità, innalzando l’autofinanziamento e comprimendo il livello di indebitamento.

Una politica finanziaria che rende certamente i conti di fine anno più accettabili per i finanziatori esterni e più a rischio per le assicurazioni del credito.

La crescita del capitale investito

Nelle fasi di sviluppo del business la crescita del fatturato trascina con sé inevitabilmente anche la crescita del capitale investito e di una componente strettamente legata alle vendite, cioè il capitale circolante netto operativo.

Quando cresce il capitale investito si ha un aumento del fabbisogno finanziario, di conseguenza bisogna ragionare sul livello di indebitamento già in essere e su quello raggiungibile, proprio in forza dello sviluppo delle vendite.

Inoltre chi ha margini modesti non può “giocare” con la finanza, poiché facilmente quegli stessi margini sono aggredibili dal mercato, dalla concorrenza e dal costo del credito bancario. I margini modesti non devono essere compatibili con un elevato indebitamento, accettabile in questo periodo storico dato il livello negativo dei tassi praticati dalla BCE.

Quando un alto livello di indebitamento diventa un problema

Vi sono aziende il cui livello di indebitamento in caso di rialzo dei tassi può trovarsi a registrare perdite e non possedere più la capacità di reddito.

Quozienti di indebitamento superiori a 2 e un rapporto debiti finanziari lordi/fatturato (o posizione finanziaria netta/fatturato) superiore al 20/25%, fatte salve situazioni settoriali specifiche, sono esemplificativi.

La modesta marginalità pone un vincolo allo sviluppo di tipo tecnico-commerciale, che può avvenire solo a condizioni in cui la crescita possa fruire di economie di scala (sempre difficili da conseguire nel commercio) o nel caso che i modesti margini consentano (quando azionati in maniera aggressiva) di ottenere aumenti dei volumi venduti e una maggiore capacità di copertura dei costi fissi.

Se così non fosse, anche l’ottenimento del credito di fornitura in misura ampia e adeguata può non essere sufficiente, qualora non si riesca a incidere sul ROS (Return on Sales) e l’azienda continui a fare i conti con impegni finanziari significativi (fornitori, banche, dipendenti, erario).

Il rapporto tra lo sviluppo del business e le risorse da utilizzare

La scelta di sviluppare il business pone alle aziende commerciali (più che a tutte le altre) la questione delle risorse da utilizzare per mantenere rapporti soddisfacenti con tutti i propri stakeholder, dai fornitori strategici ai clienti, dai dipendenti fino all’erario, agli enti previdenziali e all’ambiente circostante nel quale i punti vendita sono inseriti.

Dall’analisi di molti bilanci al 31/12/2018 di numerosi competitor attivi nel commercio retail e di cui ci siamo occupati per la nostra attività di benchmarking, è emerso che tutti i fornitori hanno adottato politiche di consegna degli ordini e di pagamento degli stock molto penalizzanti per i retailer.

Se da un lato questi ultimi hanno pagato in anticipo la merce, talvolta attendendo mesi per ottenere i premi e i contributi a margine dovuti, dall’altra hanno inevitabilmente fatto ricorso al credito bancario, innalzando il loro livello di indebitamento oneroso.

Una situazione che richiede un’attenta gestione e un’adeguata comunicazione finanziaria a tutti i soggetti interessati, quali banche, fornitori e assicuratori del credito.