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Cliente storico, buon nominativo, favorevolmente conosciuto.

Insomma, una certezza, difficile sbagliare. Così come è difficile non riconoscere il pennello del Maestro Teomondo Scrofalo, pilastro artistico del Drive-In di Ezio Greggio degli anni ’80, nell’opera intitolata “Il bevitore”. Anch’egli una certezza, sicuramente per il fegato e non solo. Mi è capitato spesso, nel corso della carriera, di leggere pratiche di fido che iniziavano immancabilmente con il titolo della newsletter, anche se ultimamente questo incipit un po’ pedestre era stato innovato, talvolta sostituito, talaltra del tutto evitato. Non ne ho lette molte di recente, ma sono “incappato”, per amicizie professionali, in due o tre fallimenti (sorry: liquidazioni giudiziali) di aziende storiche del territorio, per le quali gli aggettivi positivi, in altri tempi, si sarebbero sprecati. Ciò che mi chiedevo era come fosse possibile che talune aziende fallissero, negli ultimi tre anni, con il sostegno bancario ancora integro o, addirittura in aumento, senza che le banche stesse, ormai da giugno 2021 alle prese con gli Orientamenti EBA, avessero fatto un plissé. Ci deve essere una sorta di coazione a ripetere, qualcosa che è più forte di qualunque ragionamento (e di qualunque regolamento). Qualcosa che ti porta a bere anche se hai il fegato spappolato, anche se dovresti correre ad iscriverti agli alcolisti anonimi: e, invece, pronunci o senti pronunciare la fatidica frase: “eh, maaa a questo…non possiamo non darglieli!”. Primo caso: 12 anni di perdite d’esercizio ininterrotte. Secondo caso: 10 anni di perdite d’esercizio interrotte, per puro caso, da due anni di utili(ni). Terzo caso: 5 anni di perdite e di vani tentativi di ricapitalizzare e rifinanziare. Perché? E poi, soprattutto, come hanno fatto le banche a chiudere i migliori bilanci della loro vita, mentre queste aziende chiudevano?

Non so come andranno i rapporti banca-impresa nel prossimo futuro, ne ignoro l’evoluzione, ma so che in qualche modo non potremo più permetterci situazioni di questo tipo. Quello che mi spaventa è che, ancora una volta, stiamo bevendo.