Quanto dovrebbero pesare le scelte di un governo in un settore, quello bancario, dove a…
De-risking.
Non si fa in tempo a brindare al nuovo anno che da quello vecchio già arrivano ammonimenti, vedi caso, come per il nuoto in acque infestate da squali, prendendo come riferimento le distanze.
Nell’ultimo numero del 2024 de IlSole24Ore la collega della Luiss Antonella Trocina paventa l’ipotesi che il de-risking attuato sempre più massicciamente dalle banche “sottragga ossigeno all’economia”. Sulle filiali di Intesa, la più grande banca italiana, per non parlare dei bilanci, è scritto ormai da anni “banca-assicurazione” e nelle relazioni sulla gestione il de-risking è declamato a chiare lettere come politica di fondo della banca, senza necessariamente incolpare le nuove regole di vigilanza, come viceversa, fa intendere Trocina. Quanto alle distanze, come nel caso dello squalo, puoi decidere di avvicinarti di più o di decidere da più lontano, ma non è lo spostamento di una sede legale o operativa che fa la differenza: se vuoi essere vicino ai territori, non hai bisogno della bandierina (e se vuoi vedere lo squalo da vicino le opportune cautele ci sono), come ci insegnano gli amici di Banca Etica.
Nonostante lo insegni da più di 30 anni, il trade-off tra efficienza e stabilità continua a ripresentarsi -e ad affliggerci- a scadenze regolari, tirato per la giacchetta, a destra e a manca, dai fautori vuoi dell’una vuoi dell’altra condizione; poiché non è un periodo di crisi bancarie, è ovvio che l’efficienza è più trendy, unitamente al fatto che parlare di scongiurare un credit crunch (tipo quelli inferti dall’animale nella foto) è opinione sempre popolare e gradita, come un rigore a porta vuota.
Unpopular opinion n.1: se gli analisti fidi e soprattutto i CdA facessero bene il loro mestiere non ci sarebbe bisogno di evocare lo squalo che azzanna le giovani, tenere e indifese PMI, stroncandone lo sviluppo sul nascere o provocandone la premorienza.
Unpopular opinion n.2: il prof.Luigi Zingales, il cui CV occuperebbe le newsletter di un quinquennio, in un libro di molti anni fa “Salvare il capitalismo dai capitalisti” parlava delle banche come “beccamorti” del sistema economico, incarico forse macabro ma conseguenza seria di una rigorosa valutazione del merito di credito. Così come del resto raccontava il Manzoni facessero i monatti, liberando Milano da cadaveri ancora contagiosi per la peste raccontata ne “I Promessi Sposi”. Non c’è credit crunch se c’è selezione seria del merito di credito, perché chi viene razionato non merita di stare sul mercato e che le ultime crisi bancarie, peraltro piccole, in Italia le abbiamo avute dieci anni fa (le quattro banche) non significa che dobbiamo ricrearne le condizioni.
E adesso, se ne è rimasto ancora, tirate fuori lo champagne, che un’altra bevuta prima di distorcere i patrimoni netti negativi (“sbornia triste”) ce la siamo meritata.