Quanto dovrebbero pesare le scelte di un governo in un settore, quello bancario, dove a…
Il 14mo emendamento.
Il 14mo emendamento della Costituzione degli USA, nella sezione 4, afferma testualmente: “Sezione 4 – Non potrà essere posta in questione la validità del debito pubblico degli Stati Uniti, autorizzato con legge, compresi i debiti contratti per il pagamento di pensioni o premi per servizi resi nel sopprimere l’insurrezione o la ribellione.”
In altre parole, un emendamento approvato per garantire la solvibilità della Repubblica nata dalla guerra di Secessione, garantisce una sorta di perpetua solvibilità agli Stati Uniti, che pagheranno sempre, a norma di costituzione, qualunque debito da essi contratto. Forse a questo ha pensato il Presidente Trump dopo aver appreso che, in attesa del 20 gennaio, i T-bill, ovvero i buoni del tesoro americano stavano affondando, con una perdita di valore che se rafforza le borse non fa certo lieti i possessori di obbligazioni.
Forse ha anche pensato che la FED ha come obiettivo la piena occupazione e non il contenimento dell’inflazione e che, in fondo, lui, i dollari li può stampare quando vuole. Attenzione però Trump non è simpatico, ma non è stupido; e se bastasse battere moneta non ci si ritroverebbe, a Washington come a Roma, con l’equivalente della nostra legge finanziaria da approvare all’ultimo minuto, con Repubblicani e Democratici sempre molto attenti a mettere i puntini sulle i.
Per chi ha più memoria, o per chi ha studiato la storia recente, nei giorni in cui ci ha lasciato Jimmy Carter, presidente profondamente buono e sfortunato, ricordiamo che la sua vittoria avvenne, quasi a mani basse, dopo che Richard Nixon si era fatto pescare con le mani nella marmellata del Watergate. Fatto talmente inciso nella memoria collettiva da far appioppare il suffisso gate a tutti gli scandali, internazionali e non, degli anni successivi.
Ma pochi ricorderanno che il 15 agosto 1971 (potrei dire dove mi trovavo in vacanza e con chi, ascoltando la radio) Richard Nixon, o Tricky Dicky, l’infido Riccardino, dichiara l’incontrovertibilità del dollaro, ponendo fine di fatto agli accordi di Bretton Woods del secondo dopoguerra. In parole povere, venne dichiarato pubblicamente ciò che si sapeva già nei fatti, ovvero che chiunque si fosse presentato alla FED con dollari non avrebbe ricevuto oro (per la cronaca, 1$=625 lit.), ma al massimo altri dollari di ammontare equivalente.
Nixon era un americano di altri tempi, che con una CIA di altri tempi permise l’11 settembre 1973 che nessuno vuole ricordare: fu quello del golpe in Cile e del rovesciamento e dell’assassinio di Pinochet, ciò che ne macchia indelebilmente l’eredità politica. Ma Tricky Dicky ha lasciato una grande lezione di realismo politico ovvero che, finché posso, faccio quello che mi pare. Lezione che il Presidente eletto Trump pare aver appreso molto bene, fin dalla più tenera età, e che si traduce in due effetti immediati: le borse gioiscono, i titoli obbligazionari soffrono (IlSole24Ore è pieno di raccomandazioni d’acquisto di bond europei, anche corporate, ma nulla sugli USA).
Al di là degli slogan elettorali sappiamo poco della “Trumpnomics”, salvo la facile previsione che difficilmente si avvererà che auto americane saranno prodotte integralmente negli USA, con componenti made in USA, maneggiati da operai a stelle e strisce. Una cosa però la sappiamo ed è che nel lungo periodo saremo tutti morti (J.M.Keynes dixit); e che nemmeno Trump durerà in eterno. Per cui, se vi parlano di rotazione dei titoli, di perdita di interesse per la tecnologia e amenità simili, se ragionate con gli occhi sempre incollati ai mercati fate pure. Ma se vi guardate intorno una cosa la vedete già: i tempi stanno cambiando. Non è detto che ci piaccia come, non subito. Ma stanno cambiando.
Buon 2025 a tutti voi.