Non si fa in tempo a brindare al nuovo anno che da quello vecchio già…
Il risiko bancario e la Kamtschatka.
Perché mostrare il vice-premier, quando si può mostrare la bellezza della Kamtschatka, isola russa del Pacifico che nessuno, giocando a Risiko, voleva invadere? Peraltro, l’amico Putin potrebbe rinfrescare la memoria del nostro Capitone, sia sulle regole del gioco (bancario e non solo: dove non c’è libertà non c’è autonomia della Banca Centrale), sia sul fatto che proprio là gli zar mandavano in esilio i dissidenti, gli oppositori e le persone sgradite. Se cercate l’isola in questione sul web troverete immagini di una natura splendida, selvaggia, ostile: e anche la letteratura russa in argomento non vi deluderà.
Ma poiché questa è una newsletter di argomento bancario e dintorni, meglio tornare a bomba sul tema; il risiko bancario è una sintesi giornalistica purtroppo entrata nel linguaggio comune a simboleggiare le vicende di fusioni, acquisizioni e quanto di simile che avviene nel mercato del credito. Le banche sono sempre di meno, se qualcuna se ne compra un’altra è sempre un avvenimento. A tacere del fatto, e il Capitone lo sa bene, che c’è una sorta di “signorina di buona famiglia, tutti la vogliono e nessuno la piglia” che si chiama Monte dei Paschi e che il Tesoro vorrebbe cedere, monetizzando il salvataggio di un po’ di anni fa. Proprio BPM, oggetto delle attenzioni di Unicredit con un’offerta pubblica di scambio, studiava come maritarsi con Monte dei Paschi: ma l’offerta di Orcel spariglia i giochi, proponendo ben altro matrimonio.
Il fatto è che il potere bancario principale è quello di dare soldi o di non darli, secondo regole fissate dall’Autorità Bancaria Europea e che tutti devono rispettare: si tratta di un potere discrezionale, assoluto, immensamente forte. Tutta la politica lo sa bene e lo sa bene pure il Capitone, anche se chiama in causa l’italianità di Unicredit chiedendosi se la Banca d’Italia ha vigilato; forse si è dimenticato la storia della banca, non solo italiana, ma italiana del Nord, creata dalla Lega e poi miseramente fallita.
Chi mastica un pochino l’argomento, sa bene che al più, viste le dimensioni di Unicredit, si dovrebbe chiamare in causa la BCE, la quale peraltro sul tema non ha poteri, se si rispettano le regole. Ma anche la BCE sa bene che operazioni transnazionali vere e proprie se ne fanno poche, anche in un mercato libero e, alla fine, sponsorizza le fusioni e le acquisizioni in ambito nazionale. Alla fine, per il vigilatore, quel che conta è che il mercato, con buona pace del Capitone, si concentri ancora un poco, in nome della stabilità (all’efficienza e al trade-off penseranno i miei studenti quando glielo chiedo e la AI).
W l’Italia (del tennis).
P.S.: l’ultimo che ha difeso l’italianità delle banche, con metodi assai discutibili, si chiamava Antonio Fazio. Non è finita proprio bene…
Copertina: Ph. by Marc Szeglat ©.