Quanto dovrebbero pesare le scelte di un governo in un settore, quello bancario, dove a…

L’ignoranza naturale.
Settimana di piacevoli sorprese ma anche, a ricordare che non si è finito mai di dare, di idiozie stupefacenti, ben oltre la modica quantità per uso personale.
Mi arruolano per scrivere il capitolo di un libro a più mani, nel quale dovrò parlare di AI e di valutazione del merito di credito, con tutte le connesse conseguenze, compreso il possibile razionamento delle PMI. Piatto ricco, mi ci ficco, le gratificazioni accademiche fioccano (solo quelle, non allarghiamoci eh?), mi butto nel lavoro, stimolato anche da scadenze relativamente brevi.
Come sempre in questi casi è bene confrontarsi con qualcuno che l’intelligenza artificiale la maneggia e visto che avere un po’ di esperienza significa anche avere qualche numero di telefono in più in rubrica scopro, per bocca del caro amico Pier Domenico B. che esiste anche l’ignoranza naturale. Prima di segnalare la scoperta all’Accademia delle Scienze e candidare il suddetto al Nobel per l’economia, oltre a fare qualche telefonata, faccio anche qualche ricerca. Di ignoranza naturale parla addirittura Oscar Wilde affermando: “Disapprovo tutto ciò che offusca l’ignoranza naturale. L’ignoranza è simile a un delicato frutto esotico, toccatelo e la sua freschezza è sfiorita.” Ma se la seconda pagina di ricerche di Google è il posto più sicuro dove nascondere un cadavere e la prima, dopo aver digitato “ignoranza naturale” non arriva nemmeno a riempire lo schermo, qualche dubbio ti sorge.
Ho riflettuto spesso in questi anni sull’ignoranza etimologicamente intesa, ovvero come l’ignorare, il non sapere: e, al contrario di Wilde, pensavo che fosse un’erbaccia infestante e inestirpabile, che giustificava più di una volta il mio lavoro, divenuto negli anni sempre più simile al patetico tentativo di svuotare il mare con un secchiello.
Un po’ depresso ma anche molto divertito dalla prima telefonata ne faccio una ai piani altissimi di una banca di interesse nazionale, tra le prime banche d’Italia, dove lavora un mio laureato, certo che non mi deluderà; al contrario, mi prendo in pieno la tramvata di questa frase:”Prof noi siamo indietrissimo, come tutti gli altri, perlomeno qui in Italia. Se parliamo di USA è un altro discorso, ma qui è così”.
D’altra parte, cosa vedo -o mi raccontano- tutti i giorni? Prelevamenti soci fatti imboscare nelle altre attività, così come aveva fatto il solerte commercialista, dopo che qualcuno, dotato di intelligenza naturale li aveva messi a decurtazione del netto.
Replica:” eh ma così gli viene il patrimonio netto negativo, non possiamo più darglieli!” Continuando a guidare a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire, qualcuno mi fa notare che “è normale che il patrimonio netto nelle società di persone sia negativo, bisogna solo vedere perché!” sapendo bene che tecnicamente quell’impresa è fallita. Ma, e forse è ancora peggio, se i prelievi sono fatti in una società di capitali o questa ha il patrimonio netto negativo finisce direttamente nel secondo bucket, quello delle inadempienze probabili, quindi è meglio evitare.
È meglio raggirarla, l’AI: far finta di essere sani.
O usarla come se fosse un somaro quando invece potrebbe vincere il Gran Prix d’Amérique.
Benvenuti nel futuro.