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Forward looking: perché non è solo un problema di principi contabili.

A cura del Prof. Dott. Alessandro Berti.

 

Nonostante i temi delle moratorie e delle garanzie statali offerte dal Fondo Centrale di Garanzia sembrino, almeno in questo momento, appassionare maggiormente politici e addetti ai lavori, in banca e nelle imprese, il complesso meccanismo innescato dall’entrata in vigore degli Orientamenti EBA in materia di concessioni e monitoraggio dei prestiti bancari, dispiega piano piano i suoi effetti, nelle riflessioni, nei dibattiti e, finalmente, nelle prassi.

C’è da pensare che il regolatore, mai come in questo caso così “presente” nell’agire e nell’operare delle banche (tanto da far pensare a più di uno studioso che i ben noti strumenti “diretti” di intervento di vigilanza strutturale, abbandonati con Basilea 2, siano tornati in auge) stia cercando di attuare le proprie prescrizioni quasi in maniera sommessa, senza troppo rumore e, soprattutto, senza troppa rigidità.

Tuttavia EBA, è bene ricordarlo, soprattutto per noi italiani, abituati alla politica del rinvio, anche quando nell’aprile 2020 parlava delle moratorie dicendo che non rappresentavano automaticamente motivo di classificazione del credito come “inadempienza probabile” o “forborne” nello stesso momento diceva che tuttavia sarebbe stato compito (dovere?) delle banche nella loro autonomia valutare e stimare tale possibilità.

Allo stesso modo, anche se le regole sul monitoraggio fissate dai LOM entrano in vigore per i prestiti già erogati a far data dal 30.6.2022, le banche sono “cordialmente” invitate a vigilare su tutte le posizioni.

Guardare avanti, la postura del forward looking, in altre parole, non può e non deve impedirci di dimenticare tutto quanto è accaduto prima; e se è pur vero che già dagli anni della crisi finanziaria 2008-2018 si è cercato di porre rimedio alla crescita dei non performing loans, tra l’altro, applicando il principio dell’expected loss proprio in contrapposizione a quello, ormai vecchio e desueto, dell’incurred loss, lo scopo delle prescrizioni fissate nelle Guidelines è proprio quello di evitare che questo accada ex-ante, evitando ogni volta di dover rincorrere i problemi ex-post.

Negli ultimi anni la valutazione prospettica del rischio di credito, nonostante l’entrata in vigore del principio contabile IFRS 9 e l’esplicitazione, anche nel ben noto calendar provisioning, della necessità di svalutare financo le posizioni in bonis, non pare essere stata sviluppata in modo particolarmente marcato dalle banche, le quali, soprattutto le più grandi, sembrano essersi affidate, sul tema, più alla tecnologia e ai modelli che non allo sviluppo di una cultura della valutazione prospettica di piani e programmi, di business plan, di piani economici e finanziari.

Che non tutto possa essere affidato ai modelli è chiaro a chiunque abbia letto le disposizioni contenute nelle LOM, laddove addirittura si parla di rischio di modello, dal gestore, conoscere, controllare: e la crescita e la diffusione di una forte cultura del rischio di credito, così come raccomandate dagli Orientamenti, non possono, con tutta evidenza, essere demandate alle learning machines o, appunto, ai modelli. Il passaggio, che ancora non pare sufficientemente chiaro e soprattutto non pienamente colto nelle sue conseguenze, è che la visione improntata al forward looking non può essere lasciata alla sola banca, richiesta, in una sorta di gioco di prestigio, di portare la croce, cantare e, perché no, fare due palleggi e mandare messaggi su whatsapp.

La cultura del forward looking non è e non può rimanere, pertanto, compito esclusivo delle banche, ma deve coinvolgere le imprese clienti, la loro cultura gestionale, i loro professionisti.

Molti anni fa (quasi 20, per l’esattezza) fu proprio R&A Consulting, e ancora giustamente ce ne vantiamo, a promuovere iniziative, la principale delle quali abbiamo voluto brevettare come nome, ProgettoImpresa che mettessero nella stessa aula banche e imprese, per mostrare, come recitava il sottotitolo dell’iniziativa, “l’impresa vista dalla banca”.

Ecco, noi crediamo che su questo punto si possa ancora lavorare molto, si possa ancora fare tanto, si possa sviluppare la cultura delle imprese, dei professionisti che la assistono, dei valutatori bancari, chiamati sempre più a fare propri i concetti del business model, della capacità di reddito e di rimborso storica e prospettica, della valutazione di sostenibilità dei progetti imprenditoriali.

Crediamo che questo sia il miglior servizio da rendere in questo momento al nostro Paese che si sta riprendendo dalla pandemia, che sta dimostrando, con una crescita inaspettata, di meritarsi la fiducia dei propri cittadini e dei cittadini d’Europa. Crediamo che questo sarà reso possibile anzitutto dal fatto di lavorare bene, che è sempre la cosa più importante. Noi siamo pronti a portare il nostro contributo di qualità, quello che in tutti questi anni di ha contraddistinto: un contributo di metodo, di strumenti, di visione. Un contributo, nel senso più alto della parola, di cultura imprenditoriale, per banche e imprese. Ovvero, di visione.